I Depeche mi hanno accompagnato durante la mia adolescenza e fanno veramente parte della mia storia personale: in fondo sono il mio primo vero amore musicale. Sarà la nostalgia, sarà qualsiasi altra cosa, tuttavia con gli album del primo periodo, gli anni 80, hanno offerto il meglio della loro produzione musicale. Ancora oggi stupisce la ricchezza delle sonorità elettroniche che sapevano creare, i mille particolari che arricchivano trame melodiche pop ma rese più intense da un alone dark-malinconico che ha sempre costituito la loro cifra stilistica. Quel decennio si chiude simbolicamente con Violator, probabilmente il loro apice creativo. Nel decennio successivo pian piano smettono di essere un gruppo musicale e diventano un'impresa: si vedono di rado, vivono in continenti diversi, iniziano a registrare senza nemmeno vedersi. E' una cosa che capita a molti: la creatività lentamente s'assopisce e il mestiere prende il sopravvento. Tuttavia anche negli anni 90 hanno sfornati ottimi album e, soprattutto, composto grandi singoli ottenendo un riconoscimento su scala sempre più vasta del loro status di rockstar. I tre album degli anni 2000 sbilanciano il discorso sul mestiere, lasciando che la creatività, soprattutto con l'ultimo deludente Sounds of the Universe, esca lentamente di scena. Mio malgrado devo dire che mi pare sia arrivato il tempo della pensione. Bisogna saper smettere al momento opportuno per evitare il rischiosissimo effetto "una rotonda sul mare".
So, please, Enjoy the Silence...