L'ascolto compulsivo di tutto ciò che mi capitava a tiro mi portò ad ascoltare questo gruppo di cui avevo letto benissimo su Rockstar. I Pixies mi folgorarono. Tutto ciò che di manieristico c'era nella musica, anche punk peraltro, dell'epoca, era del tutto ignorato dai quattro Bostoniani. Black Francis, cuore, anima e delirante mente dei folletti cantava come non avevo mai sentito: versi surreali incuranti dell'intonazione, sussurri e grida, melodie stranite, un'esplosione di creatività al di fuori delle regole musicali. Gli altri tre compari assecondavano il leader dando comunque un contributo importante: di buon livello il drumming di David Lovering, Joey Santiago, chitarrista alle prime armi, seppe crearsi subito uno stile riconoscibile e Kim Deal era perfetta nel ruolo di spalla di Black.
Il grande successo però non arrivò mai. Non belli (guardate la foto...), non accattivanti, troppo intenti a seguire strade inconsuete per i più, diventarono una delle band più citate da musicisti (soprattutto del "fenomeno" grunge) e appassionati. Durarono 7 anni e l'attuale re-union prevede solo concerti, dischi nuovi no. "A meno di non incidere un disco di musica folk polacca", disse il sempre più obeso Black Francis, "perchè fare una brutta copia della musica che abbiamo già fatto non avrebbe alcun senso".
Forse si capisce perchè il successo non è mai arrivato.
Per chi non li conoscesse: tutti i loro album sono belli, eviterei solo Trompe le Monde, l'ultimo, non brutto ma sicuramente minore.