E' difficile dirlo con certezza, tuttavia questo è forse il gruppo col nome più brutto che io ricordi. Ascoltando la loro musica poi forse si capisce che la scelta non è casuale, che se c'è da pagare un prezzo in termini di popolarità alla stravagante creatività che anima Alec Ounsworth e soci loro non si tirano indietro.
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Editors - An End Has a Start, il secondo è l'album giusto
Stati Uniti e Gran Bretagna ci hanno abituati a sfornare vagonate di band promettenti senza soluzione di continuità. Gli Editors fanno parte della nidiata 2005, anno in cui pubblicarono The Back Room, il loro promettente (ma nulla più) album d'esordio. Il gioco ai paragoni scattò subito e con grande originalità il parallelo coi Joy Division non si fece attendere. Paragone peraltro abbastanza corretto anche se è bene evidenziare quanto di new wave ci sia nella musica dei quattro di Birmingham. Ma basta con l'ozioso esercizio di similitudini e incasellamenti per genere, è meglio parlare di musica, in particolare del secondo album degli Editors.
An End Has a Start è un bellissimo album e un vero salto in avanti rispetto all'esordio. Se in The Back Room si potevano apprezzare i germogli di una (potenziale) grande band, in questo album se ne ammirano i frutti: la voce di Tom Smith è perfetta, profonda e vibrante, sa trasmettere energia e feeling in un mirabile equilibrio di stile e intensità, i suoni sono pieni, caldi e distanti allo stesso tempo, venati di dark ma pronti ad esplodere in maestose aperture melodiche.
Forse mi sono fatto un po' prendere dall'enfasi retorica, ma An End Has a Start, per chi ama il genere, è un album da avere assolutamente. Per farvi un'idea consiglio The Racing Rats: semplice nella costruzione ma perfetto per interpretazione e arrangiamento, che singolo!
An End Has a Start è un bellissimo album e un vero salto in avanti rispetto all'esordio. Se in The Back Room si potevano apprezzare i germogli di una (potenziale) grande band, in questo album se ne ammirano i frutti: la voce di Tom Smith è perfetta, profonda e vibrante, sa trasmettere energia e feeling in un mirabile equilibrio di stile e intensità, i suoni sono pieni, caldi e distanti allo stesso tempo, venati di dark ma pronti ad esplodere in maestose aperture melodiche.
Forse mi sono fatto un po' prendere dall'enfasi retorica, ma An End Has a Start, per chi ama il genere, è un album da avere assolutamente. Per farvi un'idea consiglio The Racing Rats: semplice nella costruzione ma perfetto per interpretazione e arrangiamento, che singolo!
Mika - We're Golden, ovvero una perfetta canzone pop
Il libanese Mika si fece notare un paio d'anni fa grazie a due singoli azzeccatissimi: Grace Kelly e Relax (Take It Easy) scalarono le classifiche e fecero notare questo stravagante cantante, dotato di un falsetto pazzesco e di un indiscutibile talento melodico. Talento finora espresso principalmente attraverso singoli a presa rapidissima ma comunque musicalmente interessanti, da non confondere con la musica usa-e-getta che popola buona parte delle (indigeribili) classifiche musicali.
Led Zeppelin - Mothership, un vero re-Master [5/5]
I Led Zeppelin sono un gruppo imprescindibile: sono le radici dell'hard rock, hanno inciso canzoni splendide e attualissime dando una svolta sostanziale all'evoluzione della musica rock. Hanno innovato in maniera straordinaria il modo di cantare con la tuttora stupefacente vocalità di Robert Plant e il modo di comporre con gli indimenticabili riff di Jimmy Page (poco importa se andasse spesso fuori tempo, l'estro non va imbrigliato nelle regole, al diavolo lo scrupoloso rispetto della ritmica).
Pearl Jam - Backspacer [3/5] non delude, non entusiasma e non lascia indifferenti
19 anni di attività, 8 album in studio, un the best, una raccolta di B-sides e una vagonata di live e bootleg: Backspacer, nono album dei Pearl Jam, si aggiunge a questa notevole produzione e con essa si deve confrontare.
Parlare di quest'album è difficile forse soprattutto per chi, come me, è un fan dei Pearl Jam. Siccome non so bene da che parte iniziare cerco di cavarmela facendo qualche domanda a Manta Ray.
Backspacer è un bell'album?
Beh, non è certo brutto. Il che è diverso da dire che è bello.
Parlare di quest'album è difficile forse soprattutto per chi, come me, è un fan dei Pearl Jam. Siccome non so bene da che parte iniziare cerco di cavarmela facendo qualche domanda a Manta Ray.
Backspacer è un bell'album?
Beh, non è certo brutto. Il che è diverso da dire che è bello.
Gli Oasis si sciolgono, penso che me ne farò una ragione velocemente
Dopo 18 anni di attività, 10 album, 200 risse e 1 milione di ubriacature gli Oasis si sciolgono. Stavolta è sicuro, non è una messinscena come nelle altre occasioni, ce lo assicurano loro, quindi possiamo esserne certi. L'argomento è appassionante quasi quanto sapere chi vincerà il prossimo Grande Fratello, tuttavia si tratta di un gruppo che ha lasciato un segno nella storia (recente) della musica (leggera).
I fratelli Gallagher, come i più acuti avranno già capito, non mi sono molto simpatici. E' una doverosa quanto secondaria premessa perchè nulla ha a che fare con la loro produzione artistica. Gli Oasis sono stati un buon gruppo pop-rock che il fato ha portato dall'essere un fenomeno indie allo status di rockstar internazionali. Ai tempi dell'insopportabile dualismo britpop coi Blur si parlò molto del loro wall-of-sound, inconfondibile marchio di fabbrica. Pur mutando forma nel corso degli anni questo famigerato muro, bene o male, è rimasto una costante del loro sound, secondo me non troppo positiva, che li ha resi facilmente riconoscibili al pari del canto strascicato di Liam.
Il livello dei loro pezzi è stato in parte altalenante, come è normale che sia nel corso di una lunga carriera, ma sempre di buon livello; di belle canzoni ne hanno scritte varie ma hanno avuto pochi picchi creativi davvero significativi. Dovendo scegliere un brano non ho dubbi, Don't Look Back in Anger è stato il loro apice artistico.
R.I.P. Oasis.
I fratelli Gallagher, come i più acuti avranno già capito, non mi sono molto simpatici. E' una doverosa quanto secondaria premessa perchè nulla ha a che fare con la loro produzione artistica. Gli Oasis sono stati un buon gruppo pop-rock che il fato ha portato dall'essere un fenomeno indie allo status di rockstar internazionali. Ai tempi dell'insopportabile dualismo britpop coi Blur si parlò molto del loro wall-of-sound, inconfondibile marchio di fabbrica. Pur mutando forma nel corso degli anni questo famigerato muro, bene o male, è rimasto una costante del loro sound, secondo me non troppo positiva, che li ha resi facilmente riconoscibili al pari del canto strascicato di Liam.
Il livello dei loro pezzi è stato in parte altalenante, come è normale che sia nel corso di una lunga carriera, ma sempre di buon livello; di belle canzoni ne hanno scritte varie ma hanno avuto pochi picchi creativi davvero significativi. Dovendo scegliere un brano non ho dubbi, Don't Look Back in Anger è stato il loro apice artistico.
R.I.P. Oasis.
I Franz Ferdinand suonano Call me, cover di una storica hit dei Blondie
I Franz Ferdinand sono gruppo leggero e divertente, un po' furbo e citazionista, con agli anni 80 in cima ai pensieri musicali, che suona una miscela indie-pop-rock di facile consumo. Questa matttina mi sono imbattuto su Virgin radio in una loro cover di Call me, splendida canzone dei Blondie. Ho trovato la loro interpretazione interessante e per certi versi emblematica: ben fatta, piena di energia ma anche priva di sostanziali o brillanti novità rispetto all'originale. L'interpretazione che danno i Franz Ferdinand di Call me è molto fedele alla versione registrata dai Blondie: in sostanza tolgono un po' di tastiere e aggiungono altrettante chitarre, il sound che ne risulta è più rock e il feeling in linea con le canzoni dei FF. Alex Kapranos non canta come Debbie Harry ma se la cava dignitosamente. L'originale è poi così bella che, scegliendo di non osare, non si poteva che ottenere un ottimo risultato. Ed è un po' quello che fanno i Franz Ferdinand anche quando compongono le loro canzoni.
Gli Animal Collective sono un vero bidone
Il mondo della musica alternativa è stravagante sotto molti aspetti. Uno di questi è la costante ricerca del "fenomeno", del gruppo o dell'artista capace di stravolgere il mondo sonoro che conosciamo. Questa ricerca è incessante, come se tutto quello che abbiamo finora ascoltato non fosse mai abbastanza e fossimo tutti in attesa di un nuovo Messia. Questo atteggiamento culturale ha il pregio di rendere sempre frizzante e vivace l'intero movimento e il difetto di (credere di) vedere un nuovo Messia una settimana si e l'altra pure. Uno degli ultimi Messia è rappresentato dagli Animal Collective. Il tam-tam internettiano del mondo indie non lascia dubbi: Merriweather Post Pavilion, il loro nono album è un capolavoro. Da buon believer non ho certo atteso ad ascoltare il disco-che-mi-avrebbe-rivelato-i-segreti-della-musica.
Stellastarr - Civilized, un album da non perdere
Io m'innamorai di questo gruppo dal terribile nome (Stellastarr?? Ma come vi è venuto in mente!?) qualche anno fa ascoltando casualmente in radio Sweet Troubled Soul: un pezzo oreccchiabile e trascinante che ben riassume le caratteristiche principali del gruppo. Indie-rock di base, una bella manciata di sonorità anni 80 soprattutto nel cantato un po' new wave (mi vengono in mente gli Human League, ad esempio), suono curato, pieno, energico ma senza particolari asperità. Insomma un bel mix che può intrigare chi, come me, ama l'indie-rock ma affonda le proprie radici adolescenziali nel pop degli anni 80.
Civilized è il loro terzo lavoro e non tradisce le attese. Cambia qualcosa nel loro mix di ingredienti, la voce di Shawn Christensen esplora tonalità più alte del consueto (e questo un po' mi dispace) ma la sostanza non cambia. Il primo singolo, Gossip Girl, lo può facilmente confermare così come la splendida Freak Out. Ma è l'album nel complesso a convincere, gli Stellastarr percorrono strade a loro già note con più maturità ma senza perdere freschezza.
Va anche detto che questo gruppo, non so perchè, non se lo fila nessuno. Se provate ad ascoltarli potreste avere una piacevole sorpresa.
Civilized è il loro terzo lavoro e non tradisce le attese. Cambia qualcosa nel loro mix di ingredienti, la voce di Shawn Christensen esplora tonalità più alte del consueto (e questo un po' mi dispace) ma la sostanza non cambia. Il primo singolo, Gossip Girl, lo può facilmente confermare così come la splendida Freak Out. Ma è l'album nel complesso a convincere, gli Stellastarr percorrono strade a loro già note con più maturità ma senza perdere freschezza.
Va anche detto che questo gruppo, non so perchè, non se lo fila nessuno. Se provate ad ascoltarli potreste avere una piacevole sorpresa.
Arctic Monkeys - Crying Lightning è il primo singolo estratto da Humbug
Gli Arctic Monkeys sono un gruppo "bottom up". Ovvero si guadagnarono un considerevole seguito online, prima ancora di pubblicare alcun album, e arrivarono in sala di registrazione a furor di web 2.0. Il mondo reale ribadì il gradimento della Rete e le scimmiette artiche si guadagnarono da subito uno spazio di rilievo nell'ambito dell'indie-rock (che fastidio che mi dà associare un gruppo a un genere musicale...). Non li ho mai particolarmente amati anche se ne riconosco la vena creativa e una certa originalità.
Antony and the Johnsons - The Crying Light, bravo però ...
Questa non è una recensione. Non parlo nemmeno di una novità, di un album appena uscito. Se vogliamo ho preso come pretesto il terzo album di Antony & the Johnsons per parlare più in generale di questo artista.
I Beatles rimasterizzati: era ora!
Io non so se avete mai avuto la sventura di ascoltare un cd dei Beatles con un impianto HI-FI di buona qualità. Nel caso la risposta fosse "no" vi consiglio caldamente di lasciar perdere. La qualità delle registrazioni (soprattutto dei primi 4 album) del quartetto di Liverpool è davvero terribile, arrivando quasi a compromettere il piacere di ascoltare i loro meravigliosi album. Grazie al cielo o, forse meglio, a Apple e EMI questa tortura avrà fine: il 9 settembre l'intera discografia dei Beatles sarà disponibile completamente rimasterizzata. I fan, specialmente gli audiofili, attendono con giustificata trepidazione.
Editors, il nuovo singolo Papillion tratto da In This Light and on This Evening è bello

An End Has a Start, l'album precedente, mi era piaciuto parecchio quindi gioisco nel ritrovare in questo singolo sonorità molto simili. Forse il sound di questo pezzo è ancora più aggressivo e sintetico, sicuramente possiede il tipico groove degli Editors.
Attendo quindi con ansia di poter ascoltare In This Light and on This Evening la cui uscita è prevista per il 12 ottobre.
The New Pornographers - Twin Cinema, un album fantastico [5/5]

I New Pornographers sono un grande gruppo, nato dalla commistione di personaggi eterogenei, da Dan Bejar e Carl Newman, attivi in diversi progetti Indie, a Neko Case, cantante alt-country. Le differenti origini dei membri del gruppo tutto sommato contano poco perchè i New Pornographers hanno un'identità forte, un sound personale e ben definito che alla fin fine oscura le singole realtà musicali di provenienza.
Cat Power interpreta alla grande New York, New York

Ma al diavolo i generi musicali che sono materiale per gli archivisti, questa è cover è davvero bella, la potete ascoltare su Youtube.
Grand Duchy - Petit Fours [4/5] dopo i Pixies e Frank Black una nuova avventura per Black Francis
Io adoro questo ciccione noto come Black Francis o Frank Black ed il cui vero nome è Charles Thompson. Dopo aver amato i Pixies, seguito gli alterni risultati del creativo Frank Black e osservato con parziale stupore la rinascita di Black Francis non potevo che seguire con grande attenzione il suo nuovo parto. Grand Duchy è il nome del neonato gruppo. Beh, gruppo è una parola forte. Per praticità adesso Black suona con la moglie Violet Clark, così tutto è più semplice e non c'è neanche bisogno di uscire di casa. Ma Petits Fours non è un disco pantofolaio. Tutt'altro.