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R.E.M. Break up: addio alla band di Michael Stipe (ma non s'erano già sciolti?)

By martchelo on venerdì, settembre 23, 2011

I R.E.M. si sciolgono, ne hanno dato l'annuncio sul loro sito. Prima mia reazione: ma non s'erano già sciolti? Esistevano ancora i R.E.M.? Stando all'ufficialità bisogna dire di si, i R.E.M. continuavano ad esistere nonostante il loro esordio si perda indietro negli anni, addirittura nel 1980! Non voglio ripercorrerne ora la carriera, non li conosco così a fondo, posso però dire che, contrariamente a molte band, il gruppo di Michael Stipe andò migliorando nel corso degli anni per arrivare al top attorno agli anni '90: Green, Out of Time, Automatic for the People sono bellissimi album. Nel 1996 uscì New Adventures in Hi-Fi, a mio avviso l'ultimo lavoro di spessore: se avessero smesso a quel punto sarebbero stati perfetti. Invece hanno proseguito per altri 15 anni, senza infamia e senza lode, ripetendo a memoria una formula vincente ma oramai spremuta (come poteva essere altrimenti?). Scegliere di smettere è difficile, quindi inutile essere troppo ingenerosi con loro, anzi, in questo momento gli sono grato, hanno saputo evitare (all'ultimo momento) l'effetto "una rotonda sul mare" o il patetico circo stile Rolling Stones-Villa Arzilla.
Grazie, bravi, in bocca al lupo (e speriamo che Michael Stipe da solista non si metta a fare musica-che-sembrano-i-R.E.M).
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"To our Fans and Friends: As R.E.M., and as lifelong friends and co-conspirators, we have decided to call it a day as a band. We walk away with a great sense of gratitude, of finality, and of astonishment at all we have accomplished. To anyone who ever felt touched by our music, our deepest thanks for listening."
This is how R.E.M. announced to the world their break up. But I didn't event think they were already together!
Their brilliant carrer started in 1980 (!) and reached the top 'round 90s with the excellent albums Green, Out of Time, Automatic for the People. In 1996 R.E.M. published New Adventures in Hi-Fi: that was a good album and it would have been a perfect time to break up. But it's so hard to make that choice so they went on for further 15 years easily repeating the same formula that gave them success without adding nothing to their story. Finally they gave up and did a great thing, it's by far the better choice, they avoided the risk to became grand-father rockers as The Rolling Stones.
So long, R.E.M.
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Clap Your Hands Say Yeah - Hysterical, un indie-rock elitario ma diretto [4/5]

By martchelo on mercoledì, settembre 14, 2011

Che bello, finalmente è uscito Hystericalil nuovo album della band col nome più brutto del pianeta (ma che confido essere intriso di ironia): Clap Your Hands Say Yeah (dì il tuo nome e dì di si...). Questo disco lo aspettavo con grande curiosità, perchè l'album d'esordio di questo gruppo, che oramai data 2005 (sic), è un grande album quanto invece il successivo Some Loud Thunder fu una parziale delusione, il classico secondo album che invece di rilanciare dopo un debutto clamoroso, cerca affannosamente di ripercorrerne le gesta senza riuscirvi appieno e facendo diventare cervellotiche complicazioni ciò che inizialmente era bizzarro genio.
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Girls - Father, Son, Holy Ghost poche idee (e mezzo plagio) [1/5]

By martchelo on lunedì, settembre 12, 2011

Ci sono non pochi fenomeni musicali dei quali sfugge, ma mi sfugge proprio del tutto la ragione del (relativo) successo. Oggi in particolare mi riferisco ai Girls, una band di San Francisco formata da 2 uomini: Christopher Owens and Chet "JR" White. I 2 hanno da poco sfornato il loro secondo album Father, Son, Holy Ghost 2 anni dopo l'album d'esordio chiamato, appunto, Album (tanto per complicare la vita agli scribacchini).
Album non lo conosco. Difficilmente lo ascolterò.
Questo Father, Son, Holy Ghost è un album indie-pop nel senso più tipico del termine: sonorità immediate, miscelate con elementi tipicamente non mainstream. I Girls hanno dalla loro una buona sensibilità, evidente soprattutto nei brani più lenti. Ma non hanno nulla che sorprenda, la scrittura è spesso ovvia, il loro attingere alla musica del passato è più simile a copiare che a ispirarsi. Le canzoni più rock sono decisamente scadenti (tra queste un quasi plagio di Born to be wild - dovendo plagiare avrei scelto di meglio...), quelle lente a tratti non dispiacciono, vedi Vomit. Ma nel complesso è un disco che sconsiglio vivamente.
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The Rapture - In The Grace Of Your Love, vizi e virtù di una band che non sa scegliere [3/5]

By martchelo on lunedì, settembre 05, 2011

I Rapture hanno le idee parecchio confuse. I Rapture non sanno scegliere. I Rapture hanno talento. I Rapture sono robetta easy. I Rapture sono un po' ostici.
In The Grace Of Your Love, terzo album della band di New York, non si fa mancare nulla e anzi dà ampio spazio alle contraddizioni. Se etichettare un gruppo è oramai un'operazione complessa nel caso dei Rapture è meglio lasciar perdere. E per capirci qualcosa conviene semplificare: divide et impera. In The Grace Of Your Love presenta 2 principali filoni musicali: uno elettronico, venato di black music, very easy molto da club e un altro indie rock con reminiscenze (lontane) punk. I Rapture danno il meglio di sè sia come ispirazione che come interpretazione nelle vesti elettroniche un po' unz-unz ma non scevre di qualità. Se infatti l'indie-rock dei Rapture è tutto sommato sciatto e privo di veri spunti di qualità invece il filone elettronico è ricco, frizzante, immediato ma non privo di profondità d'ascolto.
E' anche vero che questo album è così strano che non mi stupirei di leggere commenti opposti, è facile essere disorientati dalla eterogenea scaletta dei Rapture. Una volta superata la sorpresa però prevale il rammarico perchè In The Grace Of Your Love ci propone una band che non ha saputo scegliere, che ha voluto fare tutto e ha fatto molto bene metà album e così così il resto costringendo alla fine a dare un giudizio medio che è frutto solo della matematica: How Deep Is Your Love.
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Jack White e la cover di Mozart: prima o poi una cagata la fanno tutti

By martchelo on giovedì, settembre 01, 2011

Jack White è Jack White, inutile stare a dilungarsi sul talento di quest'uomo. Più che altro ci si interroga sul suo futuro musicale, da quando è orfano dei White Stripes e si muove in mille ruoli, nessuno dei quali perfettamente definito.
In questo suo errare arriva l'errore, il primo vero errore della sua carriera. Un errore modesto, in quanto alla fin fine (grazie al cielo) si è limitato a produrre un singolo. Però posso dire che "Leck Mich Im Arsch", la canzone degli Insane Clown Posse ispirata da una melodia di Mozart sta a metà tra il sacrilegio e la cagata pazzesca.

Meno male che gli imminenti live dei Raconteurs saranno ben altra cosa...
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