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White Lies - Ritual, macchè dark, maturità è togliersi la maschera, it's only rock'n'roll [3/5]

By martchelo on giovedì, giugno 30, 2011

Tra non molto ascolterò i White Lies dal vivo, visto che il 5 luglio saranno la band di supporto degli Arcade Fire all'Arena di Milano. Mi sembra giusto quindi prepararmi un po', tanto per godermi maggiormente lo spettacolo. L'album d'esordio dei White Lies, To Lose My Life, non mi aveva convinto. La facciata introspettiva e esistenzialista i White Lies era artefatta e mascherava una natura molto più easy e spensierata.
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EMA - Past Life Martyred Saints, ricco d'atmosfera ma povero di genio [giudizio: 2/5]

By martchelo on martedì, giugno 28, 2011

EMA, ovvero Erika M. Anderson, debutta con questo Past Life Martyred Saints, album gratificato di ottimi voti da Pitchfork e quindi subito oggetto d'interesse da parte del mondo indie. Visto che di quel mondo faccio parte non potevo esimermi dall'ascolto, anche perchè i sample che ho ascoltato non erano male.
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Jack White: cosa c'è dietro alle Black Belles feat. Stephen Colbert e al singolo "Charlene II (I'm Over You)"?

By martchelo on venerdì, giugno 24, 2011

Jack White è un'artista misterioso ed imprevedibile. Come tutti i fan non vedo l'ora di capire cosa farà prossimamente, perchè dopo lo scioglimento dei White Stripes Jack è orfano di un progetto forte quanto invece è ricco di collaborazioni e attività collaterali legate soprattutto alla sua società, la Third Man Records. E' probabilmente solo nella veste di produttore che Jack White accompagna questa strana esibizione delle Black Belles (un gruppo di fanciulle rock di nero vestite) assieme Stephen Colbert un attore-comico-politico-scrittore americano.
Forse.
Oppure Jack sta preparando con la sua nota abilità comunicativa il lancio di qualcosa che lo coinvolge personalmente?

Stephen Colbert and the Black Belles: Charlene II (I'm Over You):


Non resta che attendere...
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The Vaccines - What Did You Expect From The Vaccines? Io niente (e loro non fanno molto di più) [giudizio: 2/5]

By martchelo on giovedì, giugno 23, 2011

In rete sui Vaccines tutti, ma proprio tutti, scrivono la stessa cosa. Ovvero che i quattro londinesi al debutto (Justin Young, Árni Hjörvar, Freddie Cowan e Pete Robertson), acclamati da NME e soci come la (ennesima) next big thing non sono poi malaccio nonostante a tutti venga sempre un'irresistibile voglia di stroncare queste band acclamate ben prima di aver dimostrato alcunché. Sarà vero?
I Vaccines debuttano con questo What Did You Expect From The Vaccines? (titolo irritante, il solito pseudo-umorismo british) e non fanno altro che ripercorrere terreni in gran parte già esplorati da molte altre band del momento. Diciamo che suonano un indie-garage-pop-rock-finto-punk (Glasvegas? White Lies?) che ha come particolarità l'inserimento di elementi surf-vintage che rimandano un po' ai Beach Boys. Siccome io non amo i cloni né i Beach Boys né il clamore ingiustificato non trovo elementi che mi spingano a parlare bene di questo album. Sarà anche gradevole, ben arrangiato e confezionato con grande professionalità, ma nulla di quello che ho ascoltato mi ha davvero impressionato: non la scrittura, non la voce, non il sound. Innocuo, carino, mediatico, banale, normale, alla moda: ognuno scelga in suo aggettivo e abbassi le pretese, magari rimarrà meno deluso di me. All in White è tra le poche canzoni degne di nota.
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Peter Murphy - Ninth, quel maledetto sfigato del Duca Nero fa ancora grande rock [4/5]

By martchelo on martedì, giugno 21, 2011

Peter Murphy è un'icona del gothic-rock, leader a cavallo dei primi anni '80 dei Bauhaus, gruppo simbolo di questo genere musicale. Bela Lugosi's Dead fu il loro maggiore successo nonché loro pezzo simbolo sia sotto il punto di vista musicale che come testi e climax, un brano splendido e inquietante, pervaso di oscurità e di sonorità che hanno lasciato una traccia profonda nella musica rock contemporanea, in cui addirittura si possono cogliere echi di suoni industrial o post-industrial (anche se l'industrial ancora non c'era stato...).
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Paul Simon - So Beautiful Or So What, ottima musica dal sapore vintage [giudizio: 3/5]

By martchelo on martedì, giugno 14, 2011

Paul Simon è un'artista di cui ho grandissima stima e rispetto, nelle sue canzoni si percepisce con nitidezza la presenza del genio melodico, quel qualcosa che rende un brano memorabile ed eterno. Vi risparmio l'elenco dei suoi capolavori, mi limito a dire che lui è un punto fermo della musica folk-rock e rappresenta il massimo esponente di questo genere musicale lungo un periodo che vede il suo acme attorno agli anni 70. La perfezione Paul Simon l'ha raggiunta più volte nel corso della sua carriera e il genio, più o meno presente, non l'ha mai abbandonato del tutto pur risultando, ovvio, alterno e scemante negli anni.
Mi accosto quindi a So Beautiful Or So What, il suo dodicesimo album con rispettosa circospezione. L'ultimo capolavoro Paul Simon lo sfornò una vita fa, Graceland, 1986. Ma il quasi settantenne artista merita un ascolto attento e ragionevole: lasciamo le rivoluzioni ai giovani e ascoltiamo cosa sa raccontarci adesso uno del suo calibro. Le recensioni che ho letto in giro per la rete dicono che So Beautiful Or So What è un grande album. Io sarei più cauto. Paul Simon non può avere la brillantezza di 40 anni fa, sarebbe innaturale, non può sorprenderci, non può lasciarci a bocca aperta perchè lo conosciamo troppo bene oramai. Paul Simon può solo essere se stesso e utilizzare So Beautiful Or So What per ribadire che se il lampo di genio stenta ad arrivare la classe invece è immutata. A scrivere canzoni non si disimpara e l'invidiabile situazione di non dover dimostrare più niente a nessuno fa si che Paul sia particolarmente disinvolto: a tratti si ha la sensazione che stia suonando nella sfarzosa sala prova di una sua qualche villa da sogno assieme agli amici di sempre.
Tuttavia, scordatevi il capolavoro e godetevi dell'ottima musica, dal sapore un po' vintage ma non priva di idee e spunti ancora attuali: Getting Ready For Christmas Day.
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Joseph Arthur - The Graduation Ceremony, un bellissimo album di ballate [giudizio: 4/5]

By martchelo on venerdì, giugno 10, 2011

The Graduation Ceremony è il sesto album di Joseph Arthur, pubblicato a 5 anni di distanza da Nuclear Daydream. Onestamente di questo artista so poco o nulla (non mi fa onore, ma tant'è) e molto di quel poco l'ho letto sulle sempre ottime schede di Ondarock. Nel leggere questo ed altri articoli mi sono fatto l'idea che Joseph Arthur goda di considerevole stima e di relative aspettative, spesso però parzialmente disattese degli album che ha realizzato.
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Glasvegas - EUPHORIC /// HEARTBREAK \\\, i cloni dei Killers non convincono [giudizio: 2/5]

By martchelo on lunedì, giugno 06, 2011

Dei Glasvegas si è sentito parecchio parlare sin dal loro esordio, nel 2008 con l'omonimo album di debutto. Il singolo Geraldine ottenne un notevole successo, così come Daddy's Gone, capace di rimanere impressa per il suo inconfondibile stile retrò (un po' troppo retrò per quanto mi riguarda). In questi giorni è uscito il nuovo album dei Glasvegas, intitolato EUPHORIC /// HEARTBREAK \\\, vincendo l'istintivo scetticismo che, non so perchè, mi ispirano, ho deciso di ascoltarlo.
Ho letto qualcosa in rete sui Glasvegas, tra cui improbabili paragoni con The Jesus and Mary Chain (!?). Non ci siamo proprio. Questa band scozzese mi ricorda, a partire dal nome, i Killers, il cui filone glam indie rock&roll li ispira in maniera clamorosa. La recensione su questo album e su questa band potrei anche chiuderla qui. Perchè i Glasvegas sono dei Killers  privi sia del talento melodico della band di Las Vegas (...) che del carisma vocale di Brandon Flowers.
EUPHORIC /// HEARTBREAK \\\ è un disco gradevole e insulso allo stesso tempo, non abbastanza indie per essere alternativo, non abbastanza glamorous per affascinare. La produzione di Flood è una garanzia e infatti il prodotto è molto ben confezionato ma in definitiva, nonostante questo, non è proprio un granchè: The World is Yours.
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