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Florence and the Machine - Lungs, carino ma nulla più

By martchelo on venerdì, febbraio 26, 2010

Ho ascoltato Lungs, primo cd di Florence and the Machine dopo averne letto 2 opinioni discordanti: "solare, allegro e pop" leggo online, "dark e ombroso" scrive un magazine femminile. Cosa c'è di meglio di una bella verifica di persona? Florence Welch, leader e anima del gruppo, ha una voce bellissima, il suo timbro caldo e potente mi ricorda molto Natalie Merchant, il suo essere insolita ha qualcosa di Ani Di Franco. Lungs è un album piacevole in cui un sound vagamente indie mostra profonde venature soul e qualche rimando folk. La tracklist alterna brani più tirati ad altri lenti ed è ben assortita. Rabbit Heart (Raise It Up) o You've Got the Love ben rappresentano le canzoni di Lungs: gradevoli, ben arrangiate ma di certo non composizioni geniali o innovative a parte forse un'apprezzabile utilizzo in alcuni brani di una ritmica vagamente tribale che conferisce molta dinamica ai pezzi. Insomma Lungs ci dice che Florence and the Machine sono un gruppo carino, ma nulla più.
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It Might Get Loud - Jack White, Jimmy Page, The Edge e l'epopea della chitarra rock

By martchelo on lunedì, febbraio 22, 2010

La chitarra elettrica non è un simbolo del rock, la chitarra elettrica è il rock. It Might Get Loud è prima di tutto un tributo adorante a questo strumento semplice e magico che trasforma le idee in energia e che evoca sensazioni primitive e potenti. It Might Get Loud è un rock-umentary che il regista Davis Guggenheim ha girato con devozione facendosi accompagnare da 3 chitarristi rappresentativi di altrettante differenti epoche: Jimmy Page, The Edge e Jack White.
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Black Francis - Golem e la colonna sonora di un film del 1920

By martchelo on mercoledì, febbraio 17, 2010

Black Francis, ovvero Frank Black, ovvero il leader dei Pixies ama cimentarsi in progetti bizzarri o quantomeno insoliti. Come ad esempio comporre la colonna sonora di un film espressionista tedesco del 1920, Golem. Nell'Aprile 2008 in occasione del 51-esimo San Francisco International Film Festival Black Francis suonò live la colonna sonora di Golem al Castro Theatre. Il risultato di questo progetto è ora in commercio (lo trovate sul sito di Black Francis, ovviamente): 2 cd che propongono l'esibizione live, altri 2 per la versione in studio degli stessi brani e infine il dvd del film Golem con la colonna sonora di Black Francis in sincrono con le immagini. In tutta onestà forse un po' troppo materiale in rapporto al progetto musicale in se': con la colonna sonora di Golem Black Francis dà spazio alla sua non nascosta anima di story-teller, si dimostra come sempre un eccellente song-writer ma in fin dei conti poco aggiunge alla sua storia artistica. E' una gustosa chicca per i collezionisti e un'operazione divertente per l'originale spunto creativo. Bad News non ce ne sono.
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Sonic Youth - Daydream Nation, la visione musicale è diventata realtà

By martchelo on lunedì, febbraio 15, 2010

Non conosco tutta la discografia dei Sonic Youth, anzi la conosco in minima parte se consideriamo che dal 1982, quando uscì l'omonimo vinile di debutto Sonic Youth, ad oggi hanno sfornato 16 album. Che i Sonic Youth siano un gruppo indispensabile è fuori discussione; Wikipedia definisce la loro musica come: alternative rock, experimental rock, noise rock, no wave, post-punk e, sia pur col consueto sovrannumero di catalogazioni, non sbaglia. I Sonic Youth sono stati un riferimento certo per tutti coloro che nel pieno degli anni 80 cercavano qualcosa di diverso, fuori dagli schemi. Niente capelli cotonati nè tastiere, poco o nulla di facile ascolto, rassicurante o radiofonico nella loro musica, i Sonic Youth furiono un vero elemento di rottura. A volte anche troppo. Ricordo un concerto nel 90 mi pare, in cui il rumore prevalse, e di gran lunga, su voci, melodie, linee ritmiche. Sperimentale e coraggioso, si, ma mi mise davvero alla prova!
Daydream Nation fu il primo album dei Sonic Youth che acquistai e ne rimasi colpito. Il primo impatto fu quasi sconvolgente: in quegli anni ero, come molti, abituato a ben altri suoni. Il rumore, le melodie oblique, le voci (volutamente?) incerte sull'intonazione: coi Sonic Youth si entrava in un nuovo mondo sonoro, visionario e diverso. Ricordo ai tempi che le recensioni delle riviste musciali ne parlavano in termini entusiastici: Thurston Moore, Kim Gordon, Lee Ranaldo, Mark Ibold e Steve Shelley (gli ultimi 2 li ho citati più per cortesia che altro, il motore della band sono gli altri 3) erano presentati come dei geniali precursori, dei vati della musica-che-verrà. A distanza di più di 20 (sic!) anni posso ora affermare con certezza: le riviste musicali avevano ragione. Daydream Nation è ancora un disco bellissimo, ma ciò che risultava bizzarro e di difficile ascolto nell'88 si è normalizzato, ammorbidito. Non è diventato un disco pop nel frattempo, ma la musica che ci circonda è cambiata e si è molto avvicinata alla direzione che i Sonic Youth tracciarono negli anni 80. Ascoltate Hey Joni o Kissability, ne vale (ancora) la pena.
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The Temper Trap - Conditions, musica da parati e singoli da classifica

By martchelo on giovedì, febbraio 11, 2010

Eterei, vagamente indie, elettronici, un pochino rock ma ben attenti a non esagerare: ecco a voi i Temper Trap. La band australiana si sta facendo notare grazie a un paio di singoli d'effetto e iper-trasmessi in radio: soprattutto Sweet Disposition è una di quelle canzoni che, volenti o nolenti, si ascolta spesso. Il brano è accattivante, si regge su equilibri sofisticati il cui emblema è il delicato falsetto di Dougy Mandagi, leader e cantante dei Temper Trap.
Il loro album di debutto, Conditions, segue la falsariga dei singoli, senza però riuscire a replicarne la sottile magia. Il loro intreccio sonoro è esile, le idee melodiche carine, i risultati mai spiacevoli ma spesso così innocui da passare inosservati. Musica da parati, singoli da classifica e poco più, i Temper Trap al momento sono questo.
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Them Crooked Vultures, ovvero i Queens of the Stone Age diminuiti

By martchelo on lunedì, febbraio 08, 2010

Ogni tanto mi capita di ascoltare la musica senza prima raccogliere nessuna informazione sull'artista o il gruppo in questione. Talvolta non lo faccio per pigrizia, altre per non farmi in alcun modo influenzare dai giudizi altrui. Non saprei in che casistica ricadano i Them Crooked Vultures, fatto sta che li ho ascoltati non sapendo nulla sul loro conto. Dopo poche note dell'omonimo album di debutto un solo semplice pensiero affiora nella mia mente: mi ricordano da matti i Queens of the Stone Age.
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Spoon - Transference, bravi ma possono fare di più [3/5]

By martchelo on venerdì, febbraio 05, 2010

"Il ragazzo è bravo, ha talento e capacità, però potrebbe fare di più." Questa è una delle più classiche frasi che gli insegnanti dicono sui propri allievi, alzi la mano chi non l'ha mai sentita. Beh, io agli Spoon non ho certo nulla da insegnare, ma a ogni loro disco ho l'impressione che avrebbero potuto fare di più, perchè la stoffa è eccellente, l'abito bello ma non da urlo. Transference è il settimo album degli Spoon in 14 anni di carriera e segna un loro lento ma significativo affacciarsi ad una qualche notorietà, perlomeno negli States.

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