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Carmen Consoli: Elettra, pacata e noiosa

By martchelo on mercoledì, dicembre 23, 2009


Bella cosa la maturità, l'equilibrio, la pacatezza: col passare degli anni il furore si fa saggezza, l'energia muta in pazienza. E Carmen Consoli è la piena dimostrazione di queste 2 righe dense di ovvietà.
Già.
Purtroppo.
Sarò breve: Elettra, settimo album di Carmen Consoli, è di una noia mortale, a una ballata ne segue un'altra, ogni volta più lenta, sofferta e menosa. Carmen fa sfoggio di una classe indiscutibile e di uno stile unico e imitatissimo, la sua scrittura è sempre elegante e si avvale di collaborazioni di grandissimo livello (su tutte il Maestro, Franco Battiato, nel brano Marie Ti Amiamo, uno dei migliori), gli arrangiamenti sono curati, i suoni oggettivamenti belli. Ma, come ho già avuto modo di scrivere a proposito del singolo Non Molto Lontano Da Qui, Carmen Consoli ha perso completamente la sua energia, ha venduto, affittato, dato in leasing o quant'altro la sua anima rock per intraprendere questo lungo viaggio nella tradizione musicale italiana, alla riscoperta delle sue radici musicali.
Speriamo che questo viaggio finisca presto.
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Dead Man's Bones [3/5] Ryan Gosling e una magica inquietudine

By martchelo on mercoledì, dicembre 23, 2009

I Dead Man's Bones (le ossa del morto, questo l'allegro nome scelto dall'attore Ryan Gosling e dal suo amico Zach Shields per la band...) non promettono allegria e spensieratezza ne' facile ascolto. Il nome di un gruppo è spesso evocativo della musica che produce ed in questo caso ciò è parzialmente vero. I Dead Man's Bones suonano una musica magica, sospesa tra luce ed ombra in una dimensione onirica.
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The Raconteurs - Consolers of the Lonely, ancora grandi [4/5]

By martchelo on venerdì, dicembre 18, 2009

Consolers of the Lonely è secondo album di Jack White, Brendan Benson e soci: il side-project Raconteurs arriva al classico appuntamento-svolta, quel fatidico momento in cui replicare un successo può rappresentare una prova troppo difficile. Se ciò è vero per la massa, di certo non vale per i fuoriclasse: e Jack White lo è talmente da trascinare con sè i suoi ottimi soci.
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Franco Battiato: Inneres Auge, l'invettiva prevale sull'ispirazione

By martchelo on giovedì, dicembre 10, 2009


Criticare il Maestro non è una bella cosa e quindi mi guarderò bene dal farlo. Tuttavia nel caso di Inneres Auge (Il tutto è più della somma delle sue parti) è difficile abbondare con gli elogi o essere entusiasti. Franco Battiato è un'artista straordinario, con un eccezionale talento melodico, capace di uno stile inconfondibile e alla costante ricerca di nuove forme d'espressione.
Perlomeno fino ad oggi. Inneres Auge, suo ultimo lavoro, per una volta non mostra un'evoluzione, un nuovo percorso. In quest'album l'invettiva prevale sull'ispirazione, la consuetudine sulla sperimentazione e più in generale la creatività, in genere, latita. I brani di Inneres Auge sono in parte nuove composizioni e in parte vecchi brani più o meno noti ri-cantati e ri-arrangiati per l'occasione. Il pezzo più significativo è la title-track Inneres Auge, per quanto funestata dall'utilizzo del vocoder e un po' scontata nei contenuti.
Il risultato finale non può essere definito spiacevole, Franco Battiato non ha certo smarrito classe e gusto, però, da fan quale sono, non posso non essere parzialmente deluso da un lavoro minore e poco ispirato.
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EELS - Blinking Lights and Other Revelations, pura magia [4/5]

By martchelo on venerdì, dicembre 04, 2009

Se devo scegliere un album degli EELS non ho dubbi, scelgo Blinking Lights and Other Revelations. Sesto album della band (che in realtà è composta da un solo elemento, Mark Oliver Everett, anche detto E.), pubblicato a 2 anni di distanza dall'eccellente Shootenanny!, Blinking Lights racchiude in se' tutto il meglio del mondo degli EELS.
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The Killers: Day & Age è di nuovo Glamorous Indie Rock&Roll

By martchelo on martedì, dicembre 01, 2009


Non so spiegare perchè, ma io ho una mia idea fissa su come dovrebbe essere titolato un album. Il caso peggiore è quello in cui il titolo dell'album è anche il titolo di una canzone: se poi la canzone in questione fosse il singolo allora tira aria di bidone. Il caso migliore è quello in cui il titolo dell'album viene citato all'interno di una canzone: se non si tratta del ritornello e se la canzone non è il primo singolo allora il titolo è davvero perfetto! Day & Age, terzo album di inediti dei Killers, ha il merito (per me e non molti altri al mondo mi sa) di ricadere appieno nella casistica migliore: Day & Age compare infatti quasi distrattamente nella strofa di The World We Live In, terzo singolo estratto dall'album.
Fatto salva questa futile premessa, dico subito che con Day & Age i Killers chiariscono che Sawdust, la raccolta di b-side e inediti pubblicata dopo Sam's Town, è stato un passo falso e non il sintomo di una crisi. Che le cose si mettessero al meglio lo si era capito subito: Human, il primo singolo, volenti o nolenti l'avete sentito tutti ed è un gran pezzo, in perfetto stile Killers, epico orecchiabile, malinconico, vagamente indie. Lo stesso si può dire dell'intero Day & Age, un album che ripropone il sound dei Killers al loro meglio, ricco delle loro tipiche armonie, dello stile vocale di Brandon Flowers e di una scaletta di pezzi davvero invidiabile. Nulla di nuovo sotto il sole in un certo senso, ma il Glamorous Indie Rock&Roll dei Killers è tornato alla grande.
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Pink Floyd, The Wall compie 30 (splendidi) anni

By martchelo on lunedì, novembre 30, 2009

30 novembre 1979, i Pink Floyd pubblicano The Wall, il loro album più famoso e indiscutibilmente uno dei loro capolavori. The Wall fu pubblicato 2 anni dopo l'uscita di Animals, un album sostanzialmente interlocutorio uscito dopo il clamoroso uno-due di The Dark Side of the Moon e Wish You Were Here.

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Coldplay - Viva la Vida, un album raffinato [3/5]

By martchelo on venerdì, novembre 27, 2009

Non saprei dire esattamente perchè, però i Coldplay non li ho mai troppo considerati. Troppo noiosi inizialmente, troppo mainstream successivamente e poi troppo Chris Martin e Gwyneth Paltrow sui rotocalchi per prenderli seriamente come band. I singoli estratti da Viva la Vida (come ad esempio la title-track Viva la Vida oppure Violet Hill) però mi hanno insinuato un dubbio: ho forse sottovalutato i Coldplay?
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Cover-ology part 2: i cantanti-traduttori da karaoke, dai Dik Dik a Vasco Rossi

By martchelo on lunedì, novembre 23, 2009

La musica italiana, spesso un po' triste di suo, visse a lungo un'epoca di completa sudditanza nei confronti della musica anglofona (prevalentemente americana). Erano gli anni '60 e '70, beat e rock si facevano strada nella paludata scena musicale nostrana e gli eroi della musica italiana erano alla continua ricerca del successo, meglio ancora del singolo da classifica. E che c'è di meglio che prendere una canzone già bella, fatta e finita, magari arricchita pure da un curriculum di tutto rispetto? Insomma, molti artisti italiani dell'epoca prendevano i successi d'oltreoceano, li traducevano alla bell'e meglio e li propinavano stando ben attenti a non pubblicizzare troppo il fatto che si trattasse di cover.
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Cover-ology part 1: ballata con melassa

By martchelo on venerdì, novembre 20, 2009

Io con le cover ho un rapporto difficile, parto prevenuto e diffidente perchè spesso ho il (fondato) sentore che si tratti di una scorciatoia verso il successo commerciale sfruttando la creatività altrui. La prima domanda che mi pongo quando sento una qualsiasi cover è: perchè?
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The Dead Weather - Horehound, la terza vita di Jack White [4/5]

By martchelo on martedì, novembre 17, 2009

Jack White, stanco di avere solo 2 vite musicali in essere (The White Stripes e The Raconteurs), dà vita ad una nuova formazione. Ma lo fa con notevole nonchè vezzoso understatement: nei Dead Weather il buon Jack infatti siede addirittura dietro la batteria lasciando il palcoscenico ad Alison Mosshart. La cantante dei Kills scrive buona parte dei pezzi e, almeno in teoria, rappresenta la front-woman dei Dead Weather. Dean Fertita e Jack Lawrence completano la line-up della band aggiungendo quindi anche una manciata di Queens of the Stone Age e Raconteurs all'impasto sonoro.
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Wolfmother - Cosmic Egg, un disco alla coque

By martchelo on lunedì, novembre 16, 2009


I Wolfmother hanno covato il loro uovo cosmico per 4 anni. Nel 2005 uscì infatti Wolfmother, il loro omonimo album di debutto, che raccolse un tutto sommato inatteso successo. Il lungo silenzio creativo che seguì suscitò sorpresa e il sospetto che dietro quel successo ci fosse poco: da un gruppo giovane che ha ottenuto un grande riscontro ci si attende magari qualche mossa falsa ma sicuramente una certa fertilità creativa.
Che siano stati o meno in crisi ora se non altro abbiamo qualcosa di nuovo da ascoltare: Cosmic Egg, il loro secondo album, preceduto dal singolo New Moon Rising. La miscela hard-rock-anni-70-tipo-i-led-zeppelin proposta dai Wolfmother è, bene o male, sempre la stessa, di certo non si registrano sostanziali novità sonore.
Questo lavoro della band guidata dal ricciolone Andrew Stockdale, leader e mente dei Wolfmother, va quindi valutato più che altro per l'aspetto compositivo. E non sono tutte rose. Purtroppo Cosmic Egg non ha l'immediatezza del primo album, le melodie sono meno intuitive, la struttura dei pezzi meno essenziale. Non ci sono nemmeno cadute di stile o canzoni non adeguate, però alla fine mi rimane in testa un pizzico di delusione, perchè l'uovo cosmico è stato covato troppo a lungo e, alla fine, invece di un pulcino è venuto fuori un uovo alla coque.
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The National - Alligator, classe e grandi ballate

By martchelo on domenica, novembre 15, 2009


The National nascono nel 1999 ed iniziarono la loro carriera autoproducendosi un paio di album, come gentilmente spiegato dall'imprescindibile Wikipedia. Fu nel 2004 che i 5 americani, pubblicando il loro terzo album, Alligator, per un'etichetta finalmente in grado di distribuire adeguatamente il loro lavoro, si affacciarono alla luce della ribalta.
Alligator fu accolto molto bene da pubblico e critica e il motivo è semplice: i National sono un gruppo di grande qualità, pacato nei modi e morbido nei suoni perfettamente amalgamati con la voce calda e avvolgente del leader Matt Berninger. L'intero album è pervaso da un'anima profonda e intensa, che affiora discreta tra i chiaro-scuri delle ballate che si succedono elegantemente, impreziosite da arrangiamenti di grande gusto e alleggerite da un senso melodico brillante che rende davvero piacevole l'ascolto. Penso che Karen possa essere un buon modo per approcciarsi ai National.
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Audioslave: Chris Cornell + R.A.T.M. un grande gruppo hard rock [4/5]

By martchelo on venerdì, novembre 13, 2009

La nascita degli Audioslave, nell'oramai lontano 2001, fece molto discutere gli appassionati di musica, sostanzialmente divisi in 3 schieramenti: gli orfani dei Soundgarden pronti a sostenere il loro pupillo Chris Cornell, i fan dei Rage Against The Machine ancora increduli per l'abbandono del leader Zack de la Rocha e infine gli scettici, quelli per cui in-ogni-caso-gli-Audioslave-faranno-schifo. Il primo omonimo album degli Audioslave uscì nel 2002 e chiarì senza possibilità di equivoci la natura di questa formazione: gli Audioslave erano la band di Chris Cornell, assoluto dominatore della scena sia come personalità che, ancor più, come impronta stilistica.
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La tastierista Baria Qureshi lascia The xx

By martchelo on giovedì, novembre 12, 2009

Uno dei gruppi di cui si parla di più ultimamente nell'universo indie, gli xx, perde subito un pezzo. Il quartetto inglese, attualmente impegnato in una lunga serie di concerti, è diventato un trio: la tastierista Baria Qureshi ha infatti lasciato il gruppo. Non si sa nulla di più se non che il programma dei prossimi mesi degli xx non cambierà. Verosimilmente cambierà poco o nulla anche nella musica degli xx visto che Baria non era certo il fulcro creativo del gruppo. E quindi viene da chiedersi: Baria, ma perchè lasci sul nascere un gruppo che ha ottime prospettive? Ascoltando il loro primo album, l'omonimo The xx, c'è il rischio che Baria in futuro si pentirà di questa scelta.
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The Raconteurs - Broken Boy Soldier, un grande album indie-pop-rock [4/5]

By martchelo on mercoledì, novembre 11, 2009

Bisogna capirlo, Jack White, perchè probabilmente non ne poteva più. Dopo anni di White Stripes in cui ha composto, cantato e suonato tutto tranne la batteria (appannaggio della non-sorella ed ex-moglie Meg White), ha sicuramente sentito il bisogno di un po' di normalità, di una band in cui potesse pure distrarsi un attimo, magari suonare un assolo senza doversi preoccupare di fare pure la ritmica. Insomma la comprensibile voglia di far parte di una band normale di Jack White si è materializzata in un nuovo progetto, The Raconteurs, in collaborazione con il suo amico, nonchè cantante pop di secondo piano, Brendan Benson.
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Mika - The Boy Who Knew Too Much, del perchè 12 (tentativi di) singoli non fanno un album

By martchelo on martedì, novembre 10, 2009


La differenza tra un singolo e un album non sta (solo) nel numero di canzoni. Prendiamo ad esempio The Boy Who Knew Too Much, secondo cd di Mika. Il cantante nato a Beirut è un formidabile autore di singoli, prova ne è l'ottimo We're Golden, primo singolo estratto dal nuovo album e hit planetario. Sulle qualità di Mika come autore di un intero cd, invece, di dubbi ce ne sono parecchi, visto anche il non esaltante esordio con Life in Cartoon MotionThe Boy Who Knew Too Much, i dubbi, li conferma tutti.
Il tentativo di comporre 12 singoli però fallisce miseramente, siamo ben lontani da quell'improbabile traguardo e ci troviamo invece nel bel mezzo di un'orgia di leggerezza a tratti insostenibile. Mika ha si uno stile personale, soprattutto per quanto riguarda il canto sempre impreziosito dal suo ammirevole falsetto, ma non ha il senso della misura. Infatti proprio il suo famoso falsetto è ammirevole soprattutto quando lo si ascolta per la prima volta, già un po' meno alla seconda canzone, con tendenza al fastidio dalla terza in poi. Il ragionamento possiamo applicarlo in genere alle sue canzoni: sono così sovraccariche da risultare difficilmente digeribili per un intero album. Insomma Mika per un singolo easy-listening è perfetto, ma se dovete acquistare un album vi consiglio di lasciar perdere The Boy Who Knew Too Much. Sorry mate.
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Kasabian - West Ryder Pauper Lunatic Asylum, belli e confondibili

By martchelo on lunedì, novembre 09, 2009


I Kasabian giungono al terzo album dopo il buon successo dell'omonimo esordio del 2004 e di Empire pubblicato nel 2006. La band britannica cammina da sempre sul confine tra indie-rock e brit-pop, senza disdegnare una spruzzata di musica elettronica con rimandi più o meno espliciti alla disco-music.
Piccolo inciso: il nome, Kasabian, è ripreso da uno dei membri della setta di Charles Manson. Questa stupida scelta, probabilmente motivata da una qualche mediocre strategia di marketing fatto sulla pelle altrui e finalizzata a dare un'immagine in qualche modo "maledetta" della band (ma quando mai?) mi risulta incomprensibile e mi porta a dubitare dell'onestà intellettuale di questa band.
Ciò detto lasciamo perdere le disquisizioni sull'origine del nome Kasabian e parliamo di West Ryder Pauper Lunatic Asylum, il loro ultimo album. E' un ottimo lavoro, frutto di una band artisticamente matura che sta esprimendo il meglio delle proprie qualità. West Ryder Pauper Lunatic Asylum è ricco di idee, è ben suonato e prodotto ancor meglio. Ma ai Kasabian manca qualcosa, manca la riconoscibilità, manca un'identità musicale tale da poterli distinguere senza dubbi nella caotica scena musicale odeirna. Tom Meighan canta bene ma ha un timbro privo di originalità, il sound della band è gradevole e ricco ma di certo non si distingue al primo ascolto. Con West Ryder Pauper Lunatic Asylum i Kasabian sono forse al loro meglio e hanno realizzato un album bello e non banale, direi che possiamo accontentarci. Con Where Did All The Love Go? vi potete fare un'idea di quest'album.
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Carmen Consoli è molto lontana da qui: talento e rimpianti

By martchelo on venerdì, novembre 06, 2009


Carmen Consoli non è una qualunque, Carmen Consoli è un'artista che "buca", che rimane, nel bene o nel male, nella testa di chi l'ascolta. Il suo modo di cantare si distingue alla prima nota, il suo stile è talmente personale che non si riesce ad immaginare una sua canzone cantata da altri, con la personalissima metrica dei suoi versi ha dato uno scossone allo stagnante scenario della musica leggera italiana. La sua nascita artistica data 1996, ed avviene nell'orribile Festival di Sanremo: Amore di plastica è una canzone carina e senza grandi pretese ma ha un chè: lascia da subito il dubbio di essere di fronte a un'artista vera. La storia dimostrerà che era tutto vero: Carmen Consoli è una fuoriclasse e per di più ha un'anima ribelle, uno spirito indie-rock che la porterà a sfornare pezzi grintosi e lontanissimi dalla sanremità. Mediamente isterica rappresenta il suo apice rock, un rarissimo esempio di album coraggiosamente diverso dalle ovvie melodie che quasi tutti gli artisti italiani di primo piano ci propinano. Con Stato di Necessità Carmen inizia a cambiare, l'anima rock si quieta, gli angoli e i suoni si smussano, gli archi prendono progressivamente il posto delle chitarre distorte.
Insomma abbiamo iniziato a perderla finchè a un certo punto non l'abbiamo più trovata. Non metto in discussione la qualità della sua produzione, ma sono rimasto deluso dal suo totale distacco dal rock per virare verso melodie più tradizionali e tipicamente italiane. Carmen Consoli tutto ciò lo fa con grande classe e Non Molto Lontano Da Qui, primo singolo estratto da Elettra, ne conferma, se ce ne fosse bisogno, il talento. E fa aumentare i rimpianti di noi indie-rocker.
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EELS - Shootenanny! la sofferenza e la leggerezza dell'anima

By martchelo on giovedì, novembre 05, 2009


Gli EELS, ovvero Mark Oliver Everett, altrimenti detto E. nascono negli USA nel 1995. Da quel giorno in avanti, con apprezzabile regolarità gli EELS sfornano album belli ed intensi, ricchi di melodia e pathos. Il pathos, a ben ascoltare, crescerà di intensità nel corso degli anni anche perchè al povero Mark Oliver Everett ne accadranno di ogni, trapuntando così la sua vita di drammi e sofferenze terribili.
Tutto ciò si rifletterà sulla sua musica, via via più intimista e notturna e sulla sua voce, a ogni album più roca, profonda e vera. In EELS è straordinaria la capacità di tradurre in musica la sofferenza, di far vibrare le corde dell'anima e, allo stesso tempo, riuscire ad avere sprazzi di leggerezza, quasi di ottimismo.
Shootenanny! è il quinto album degli EELS, registrato nel 2003 e sintetizza perfettamente musica e spirito di E. Shootenanny! è stato registrato molto velocemente, ma non è certo un lavoro frettoloso, tutt'altro, è anzi una perfetta e riuscitissima sintesi della personale miscela rock-folk-indie-blues degli EELS. Saturday Morning, il singolo estratto da Shootenanny!, vi offre una valida anteprima di questo album. Che merita di essere ascoltato.
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The Thermals - Now We Can See, bravi ma per la maturità bisogna aspettare il quinto album

By martchelo on mercoledì, novembre 04, 2009


The Thermals, band americana formatasi nel 2002, con Now We Can See giunge al suo quarto album. Questo lavoro segue, a 3 anni di distanza, The Body, the Blood, the Machine che gli aveva garantito un buon successo e riconoscimenti qualitativamente significativi, su tutti quello di Pitchfork. La formula dei tre musicisti dell'Oregon è di facile digeribilità: prendete un po' di indie-rock, una spruzzata di punkettino facile alla Green Day e, perchè no, un po' di power-pop stile college.
La miscela è immediata senza essere banale, i risultati forse un po' alterni a seconda delle canzoni, nel complesso una piacevole iniezione d'energia.
La sensazione è che i Thermals abbiano buone qualità ma ancora, nonostante siano oramai al quarto album, debbano consolidare uno stile che, nell'ascoltare Now We Can See, appare un po' ondivago. I Thermals sono versatili, ma parzialmente incompiuti, anche se siamo di fronte a un buon album offre molti ottimi brani, tra cui senz'altro la riuscitissima title-track Now We Can See.
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The Killers - Sawdust, un mezzo passo falso

By martchelo on venerdì, ottobre 30, 2009


Il terzo album dei Killers non è il loro terzo album. Ovvero, per quanto ciò possa essere sorprendente, un anno dopo Sam's Town la band di Brandon Flowers mette in commercio Sawdust, una raccolta di b-side, cover, versioni alternative di brani già pubblicati e qualche inedito. L'operazione è davvero bizzarra, la band ha pubblicato solo due album, pare davvero un po' presto per sfornare una raccolta di inediti. Anche perchè gli inediti sono, in buona sostanza, canzoni scartate dalle scalette di Hot Fuss e Sam's Town, quindi non proprio prime scelte. Ma è un po' tutto l'album a dare la sensazione di essere un B-side, dall'inedito Tranquilize cantato assieme a Lou Reed alla cover di Romeo and Juliet dei Dire Straits. Non si tratta di un lavoro scadente, però è materiale per i fan, per chi vuole avere tutto anche se il livello qualitativo non è al massimo. La sufficienza i Killers la strappano comunque, il loro sound (per quanto molto eterogeneo in questo album) è sempre pieno di groove e lo stile canoro di Brandon Flowers è comunque una garanzia.
Trovare una canzone da consigliare non è facilissimo, però Where The White Boys Dance ha il suo perchè.
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Pixies - Come on Pilgrim, Levitate us! [4/5]

By martchelo on mercoledì, ottobre 28, 2009

Come on Pilgrim è l'EP con cui i Pixies esordirono nel lontano 1987, pienissimi anni ottanta. In quegli splendidi anni di plastica serviva una scossa, un moto viscerale che sovvertisse l'ordine artefatto delle cose, zero-look al posto di look improbabili, capelli a caso invece che cotonati, urla disumane invece di voci fredde e impersonali.
I Pixies registrarono questo EP per presentare se' stessi alle case discografiche e mostrare un modo diverso di fare e pensare la musica.
Black Francis, Joey Santiago, Kim Deal e David Lovering stavano per cambiare per sempre la storia della musica Indie.
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The Killers - Sam's Town, la seconda è buona

By martchelo on martedì, ottobre 27, 2009


Il secondo album, si sa, è difficile, in particolar modo se il primo, Hot Fuss nel caso dei Killers, è stato un successo. Nel 2006 l'uscita di Sam's Town, seconda fatica dei Killers, era attesa dai fan con curiosità e ovvia preoccupazione: visto che di questi tempi tante band durano a malapena un album, non è che accadrà anche a loro?
NO.
Sam's Town è un ottimo album, una conferma a tutti gli effetti di quanto avevamo apprezzato in Hot Fuss. I Killers dimostrano di essere una vera band, di avere un'identità certa e uno spessore musicale significativo. La linea stilistica è all'insegna della continuità col primo album, ritroviamo sonorità molto simili con forse una spinta un po' più rock. La vena creativa è sempre ricca di idee, le belle canzoni non mancano e alcune toccano vette significative: Read My Mind è in assoluto una delle canzoni dei Killers che preferisco. Nel complesso l'album non raggiunge forse Hot Fuss come livello complessivo ma di certo non delude e conferma la qualità dei Killers.
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Nine Inch Nails - The Downward Spiral è un capolavoro [5/5]

By martchelo on lunedì, ottobre 26, 2009

Trent Reznor è un fottuto genio. Se Manta Ray fosse un film americano doppiato alla bell'e meglio scriverei proprio così. Ma visto che di americano qui c'è solo la musica vedo di lasciar da parte queste espressioni e di andare al dunque: The Downward Spiral è l'indiscusso e indiscutibile capolavoro dei Nine Inch Nails.
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Lenny Kravitz vuole collaborare con Jack White: speriamo di no!

By martchelo on venerdì, ottobre 23, 2009


Lenny Kravitz è un'artista di indubbio successo, ha venduto non-so-quanti-milioni di copie dei suoi album ed è una star di fama mondiale. Buona parte del suo successo è dovuta alla totale innocuità della sua musica. Non lasciatevi ingannare dal (curatissimo) look da rocker trasandato e maledetto: Lenny Kravitz suona un rock per famiglie, buona parte delle sue canzoni sembrano (ma non sono...) cover di qualche vecchio brano rock, piace e rassicura un po' tutti.
Insomma siamo di fronte a un buon interprete di cose già sentite, cui aggiunge veramente pochino e sempre senza osare andare un metro più in là della normalità.
In una recente intervista Lenny ha manifestato il desiderio di collaborare con Jack White, cui lo accomunano la passione per la musica rock che fu e le radici blues. SACRILEGIO! Jack White viaggia su un livello del tutto diverso: lui ha assorbito le radici blues e  il rock anni 60-70 e li ha reinventati facendoli diventare cosa sua, ha composto pezzi incredibili, ha dato vita a formazioni musicali molto diverse (The White Stripes, The Raconteurs, The Dead Weather) e sempre all'insegna di una verve creativa eccellente.
Insomma Jack White e Lenny Kravitz in comune non hanno proprio nulla, se non una certa arguzia nel marketing. Speriamo non se ne faccia nulla...
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Nine Inch Nails - Pretty Hate Machine, un manifesto d'intenti [3/5]

By martchelo on giovedì, ottobre 22, 2009

I Nine Inch Nails esordirono 20 anni fa (sic!), nel 1989 con Pretty Hate Machine, un album indipendente che si fece subito notare per la sua diversità. Gli anni ottanta si stavano chiudendo lasciandosi alle spalle tonnellate di musica elettronica non sempre di grande qualità e profondità ma indubbiamente sintomo di una scena musicale creativa e vitale.
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Queens of the Stone Age - Songs for the Deaf, un album fondamentale [giudizio: 5/5]

By martchelo on mercoledì, ottobre 21, 2009

I Queens of The Stone Age (per gli amici QOTSA) sono un gruppo fondamentale. Songs for the Deaf è un album fondamentale. Potrei anche concluderlo così questo post, evitando di addentrarmi nei dettagli della band di Josh Homme e dei suoi mille compagni di viaggio (Nick Olivieri, Dave Grohl, Mark Lanegan ecc...).
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The White Stripes - Get Behind Me Satan [4/5] non è una chitarra elettrica a fare il rock

By martchelo on martedì, ottobre 20, 2009

Get Behind Me Satan è l'album più controverso dei White Stripes. Uscito nel 2005, è il loro quinto lavoro in studio e rappresenta un punto di discontinuità nella loro produzione artistica.
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I Pink Floyd reinterpretati dai Flaming Lips: che ne sarà di The Dark Side of the Moon?

By martchelo on lunedì, ottobre 19, 2009

I Flaming Lips sono uno di quei gruppi che godono di una solidissima fama indie e di riscontri altalenanti presso il grande pubblico. Stravaganti, incostanti, mutanti: ogni loro disco esplora territori differenti sperimentando sonorità sempre diverse. Secondo me in loro la varietà è superiore alla qualità e spesso la ricerca dell'originalità a ogni costo ne ha appesantito gli album.
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Editors - In This Light and On This Evening, la svolta elettronica

By martchelo on sabato, ottobre 17, 2009

Gli Editors sono uno dei pochi gruppi dell'attuale scena musicale che è arrivato al terzo album in crescendo. Se The Back Room era stato un esordio promettente, An End Has a Start aveva mantenuto tutte le promesse aggiungendo anche qualcosa in più. E' logico che il loro terzo lavoro, In This Light and On This Evening, fosse molto atteso dal pubblico e ponesse i quattro inglesi di fronte a scelte non banali. Proseguire nella direzione tracciata dal successo del secondo album oppure cambiare? Inseguire le hit parade imitando se' stessi o seguire un percorso artistico a prescindere dalle potenzialità di successo commerciale?
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Wolfmother - New Moon Rising è il primo singolo tratto da Cosmic Egg

By martchelo on giovedì, ottobre 15, 2009


Gli australiani Wolfmother si fecero notare nel 2005, quando pubblicarono un ottimo album dal titolo omonimo. La formula del quartetto guidato da Andrew Stockdale è piuttosto semplice: prendiamo i Led Zeppelin e qualcos'altro della musica hard rock anni '70 e reinterpretiamolo con gusto e sonorità attuali, il tutto condito da un look decisamente kitsch. Insomma c'erano tutte le promesse per un'inutile bidonata e invece i Wolfmother miscelarono con cura, gusto (!?) e talento gli ingredienti riuscendo a sfornare un notevole cd d'esordio. Ne seguì un silenzio lungo e sorprendente, visti gli ottimi riscontri ricevuti.
Ora finalmente la band torna alla ribalta, dopo aver cambiato due dei quattro componenti, con un nuovo album, Cosmic Egg, in vendita dal 27 ottobre. L'uscita del cd è preceduta dal singolo New Moon Rising che ho ascoltato con curiosità. Ho ritrovato i Wolfmother dove li avevo lasciati, stesso stile, stesso sound, diciamo molto coerenti con se' stessi. La canzone è buona anche se non mi entusiasma, la mancanza dell'effetto novità la penalizza almeno in parte. Riguardo all'album mi aspetto che anch'esso sarà all'insegna della continuità: lo ascolterò con attenzione, perchè l'equilibrio che ha fatto di Wolfmother un successo era  delicato, chissà se riusciranno a ripetere la mirabile opera.
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Bob Dylan e le strenne natalizie - Christmas in the Heart [2/5]

By martchelo on mercoledì, ottobre 14, 2009

Se c'è una cosa che (musicalmente) non ho mai sopportato sono i dischi natalizi. Normalmente si tratta di squallide operazioni commerciali che assemblano insulse interpretazioni delle solite canzoni da albero di Natale. Per capirsi, i primi due nomi che mi vengono in mente e che associo subito al filone disco-pacco-per-famiglie sono l'ex ricciolone Michael Bolton (AAAHHH) e Mariah Carey (doppio AAHHH). A far da contraltare al mio parere ci sono gli strepitosi dati di vendita, ma questa è un'altra storia...
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The Decemberists - The Hazards of Love, un album quasi perfetto [4/5]

By martchelo on martedì, ottobre 13, 2009

Gli album dei Decemberists mi sono sempre piaciuti. Il loro sound è unico, immediatamente riconoscibile. Forse fin troppo, ad essere sinceri, tanto che fatico un po' a distinguere un album dall'altro. I quattro lavori pubblicati tra il 2002 e il 2006 sono infatti piuttosto simili, con una punta d'eccellenza toccata con Picaresque. I quattro ragazzi di Portland guidati dall'inconfondibile voce di Colin Meloy, suonano una personale miscela che definirei indie-folk (ammesso che questa definizione abbia un senso...) venata di rock e con qualche momento teatrale, direi quasi brechtiano (ooohhh, è una vita che sognavo di scrivere "brechtiano", ora che l'ho fatto mi sento meglio).
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Michael Jackson - This is it, il trionfo (dello sfruttamento commerciale)

By martchelo on lunedì, ottobre 12, 2009

Michael Jackson è morto il 25 giugno 2009. Dal giorno successivo è cominciata una delle maggiori offensive commercial-musicali della storia: tralasciando l'agghiacciante funerale-show si è passati dalla ovvia raccolta del meglio della sua carriera al film (da record della galassia di velocità!), dai dvd al musical itinerante con un esercito di cloni (magari già in allenamento da qualche anno...) pronti a replicare le gesta del fu-Michael.
Ad oggi mancava l'inedito: questa grave lacuna è stata prontamente colmata. This is it è il singolo postumo che il Re del Pop (...) ci ha lasciati. E' brutto scrivere di chi ci ha lasciati da poco però preferisco essere onesto: il mito di Michael Jackson, da molti anni, si nutriva solo di passato (musicale) e scandali (giudiziari e non). Come autore e cantante non aveva più nulla da dire, e forse non ne aveva nemmeno voglia. This is it ne è una conferma, impersonale e scialbetta, non aggiunge nulla a quanto conoscevamo di Michael Jackson, semmai acuisce la malinconia e il senso di nausea provocati da queste ciniche operazioni commerciali. Se siete curiosi potete ascoltare This is it in streaming su www.michaeljackson.com. Beat it!
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The xx, una sera d'inverno, sul divano [4/5]

By martchelo on domenica, ottobre 11, 2009

The xx è una band di quattro 20enni che suonano in decisa contro-tendenza rispetto a quanto va per la maggiore tra i loro coetanei. A onor del vero mi sono piuttosto sospreso quando ne ho scoperto l'età: l'album sembra suonato da musicisti ben più maturi: posato, misurato, morbidamente lento, The xx è il loro omonimo esordio.
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MGMT - Oracular è Spectacular [4/5]

By martchelo on giovedì, ottobre 08, 2009

I MGMT (contrazione del nome originario, Management) sono un duo americano che esordì nel 2005 con un EP successivamente mutato in album, Climbing to New Lows. Si trattava di un lavoro acerbo ed esplorativo che come tale andrebbe considerato e di conseguenza archiviato.
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Dai Rolling Stones a Battiato, Ruby Tuesday brilla sempre di più

By martchelo on mercoledì, ottobre 07, 2009


I Rolling Stones sono probabilmente il gruppo più sopravvalutato della storia della musica rock. Non intendo parlare di loro in questo post nè addentrarmi nella tediosa, quanto assurda, querelle che li vede sempre confrontati coi Beatles: non scherziamo, è come paragonare un madonnaro a Picasso. Bando alle ciance, le quattro pietre rotolanti hanno però composto un pugno di belle canzoni. Una di queste è Ruby Tuesday, la cui paternità è peraltro incerta.
L'incisione originale dei Rolling Stones è buona, la canzone ebbe infatti subito un buon successo forte della magica melodia del ritornello e della semplicità della strofa. Però l'ascolto lascia un retrogusto indecifrabile, c'è un chè di irrisolto, qualcosa che avrebbe potuto essere ma che non è stato. E' forse il canto privo di sfumature (e intonato così così) di Mick Jagger, è forse l'assenza di cura dei dettagli, l'arrangiamento apparentemente frettoloso o, più in generale, la limitata gamma espressiva del gruppo.
Sarà forse per tutti questi motivi che sono state eseguite molte cover di questa canzone. Fra queste vi consiglio l'ascolto della versione di Battiato: se riuscite a non soffermarvi sulla discutibile pronuncia inglese del Maestro non potrete non restare ammirati dall'atmosfera magica che è riuscito a dare a Ruby Tuesday, finalmente resa al massimo delle sue potenzialità.
"Good bye Ruby Tuesday, Who could hang a name on you?"
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The Killers - Hot Fuss, un grande inizio

By martchelo on sabato, ottobre 03, 2009


I Killers, come ci ricorda il nostro consulente Wiki Pedia, nacquero nel 2003. Un anno dopo pubblicarono il loro album d'esordio, Hot Fuss. E non passarono inosservati.
Hot Fuss è un album ricco di belle canzoni e sorprendentemente maturo sotto molti aspetti: il sound della band è pieno e completo, lo stile ben definito e consapevole, lo sguardo musicale personale ma, come d'obbligo, ricco di citazioni e rimandi.
Un altro straordinario (per me) pregio di Hot Fuss è quello di contenere un pezzo, Glamorous Indie Rock&Roll, che mi leva il probema di definire il genere musicale suonato dai Killers: questo titolo è perfetto, li identifica senza dubbio alcuno. I 4 di Las Vegas camminano sull'esile confine tra indie e mainstream, sull'essere un fenomeno alternativo alla musica di massa e al contempo avere un successo planetario. Per quanto il rischio di avere poco successo o, ancor più, di perdere credibilità (per moderare il linguaggio ho preferito non scrivere "sputtanarsi" ... ooops!) presso i proprio fan sia concreto e sempre dietro l'angolo, Hot Fuss supera alla grande queste difficoltà. Orecchiabile ma non banale, originale ma di facile ascolto questo album miscela perfettamente le anime indie-pop-rock-new wave dei Killers e non ha veri punti deboli se non un paio di brani minori.
Consiglio d'ascolto? Somebody Told Me, rende al 100% lo spirito di Hot Fuss.
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Clap Your Hands Say Yeah, un orribile nome e un bellissimo album [4/5]

By martchelo on mercoledì, settembre 30, 2009

E' difficile dirlo con certezza, tuttavia questo è forse il gruppo col nome più brutto che io ricordi. Ascoltando la loro musica poi forse si capisce che la scelta non è casuale, che se c'è da pagare un prezzo in termini di popolarità alla stravagante creatività che anima Alec Ounsworth e soci loro non si tirano indietro.
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Editors - An End Has a Start, il secondo è l'album giusto

By martchelo on martedì, settembre 29, 2009


Stati Uniti e Gran Bretagna ci hanno abituati a sfornare vagonate di band promettenti senza soluzione di continuità. Gli Editors fanno parte della nidiata 2005, anno in cui pubblicarono The Back Room, il loro promettente (ma nulla più) album d'esordio. Il gioco ai paragoni scattò subito e con grande originalità il parallelo coi Joy Division non si fece attendere. Paragone peraltro abbastanza corretto anche se è bene evidenziare quanto di new wave ci sia nella musica dei quattro di Birmingham. Ma basta con l'ozioso esercizio di similitudini e incasellamenti per genere, è meglio parlare di musica, in particolare del secondo album degli Editors.
An End Has a Start è un bellissimo album e un vero salto in avanti rispetto all'esordio. Se in The Back Room si potevano apprezzare i germogli di una (potenziale) grande band, in questo album se ne ammirano i frutti: la voce di Tom Smith è perfetta, profonda e vibrante, sa trasmettere energia e feeling in un mirabile equilibrio di stile e intensità, i suoni sono pieni, caldi e distanti allo stesso tempo, venati di dark ma pronti ad esplodere in maestose aperture melodiche.
Forse mi sono fatto un po' prendere dall'enfasi retorica, ma An End Has a Start, per chi ama il genere, è un album da avere assolutamente. Per farvi un'idea consiglio The Racing Rats: semplice nella costruzione ma perfetto per interpretazione e arrangiamento, che singolo!
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Mika - We're Golden, ovvero una perfetta canzone pop

By martchelo on venerdì, settembre 25, 2009

Il libanese Mika si fece notare un paio d'anni fa grazie a due singoli azzeccatissimi: Grace Kelly e Relax (Take It Easy) scalarono le classifiche e fecero notare questo stravagante cantante, dotato di un falsetto pazzesco e di un indiscutibile talento melodico. Talento finora espresso principalmente attraverso singoli a presa rapidissima ma comunque musicalmente interessanti, da non confondere con la musica usa-e-getta che popola buona parte delle (indigeribili) classifiche musicali.
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Led Zeppelin - Mothership, un vero re-Master [5/5]

By martchelo on martedì, settembre 22, 2009

I Led Zeppelin sono un gruppo imprescindibile: sono le radici dell'hard rock, hanno inciso canzoni splendide e attualissime dando una svolta sostanziale all'evoluzione della musica rock. Hanno innovato in maniera straordinaria il modo di cantare con la tuttora stupefacente vocalità di Robert Plant e il modo di comporre con gli indimenticabili riff di Jimmy Page (poco importa se andasse spesso fuori tempo, l'estro non va imbrigliato nelle regole, al diavolo lo scrupoloso rispetto della ritmica).
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Pearl Jam - Backspacer [3/5] non delude, non entusiasma e non lascia indifferenti

By martchelo on lunedì, settembre 21, 2009

19 anni di attività, 8 album in studio, un the best, una raccolta di B-sides e una vagonata di live e bootleg: Backspacer, nono album dei Pearl Jam, si aggiunge a questa notevole produzione e con essa si deve confrontare.
Parlare di quest'album è difficile forse soprattutto per chi, come me, è un fan dei Pearl Jam. Siccome non so bene da che parte iniziare cerco di cavarmela facendo qualche domanda a Manta Ray.
Backspacer è un bell'album?
Beh, non è certo brutto. Il che è diverso da dire che è bello.
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Gli Oasis si sciolgono, penso che me ne farò una ragione velocemente

By martchelo on venerdì, settembre 18, 2009


Dopo 18 anni di attività, 10 album, 200 risse e 1 milione di ubriacature gli Oasis si sciolgono. Stavolta è sicuro, non è una messinscena come nelle altre occasioni, ce lo assicurano loro, quindi possiamo esserne certi. L'argomento è appassionante quasi quanto sapere chi vincerà il prossimo Grande Fratello, tuttavia si tratta di un gruppo che ha lasciato un segno nella storia (recente) della musica (leggera).
I fratelli Gallagher, come i più acuti avranno già capito, non mi sono molto simpatici. E' una doverosa quanto secondaria premessa perchè nulla ha a che fare con la loro produzione artistica. Gli Oasis sono stati un buon gruppo pop-rock che il fato ha portato dall'essere un fenomeno indie allo status di rockstar internazionali. Ai tempi dell'insopportabile dualismo britpop coi Blur si parlò molto del loro wall-of-sound, inconfondibile marchio di fabbrica. Pur mutando forma nel corso degli anni questo famigerato muro, bene o male, è rimasto una costante del loro sound, secondo me non troppo positiva, che li ha resi facilmente riconoscibili al pari del canto strascicato di Liam.
Il livello dei loro pezzi è stato in parte altalenante, come è normale che sia nel corso di una lunga carriera, ma sempre di buon livello; di belle canzoni ne hanno scritte varie ma hanno avuto pochi picchi creativi davvero significativi. Dovendo scegliere un brano non ho dubbi, Don't Look Back in Anger è stato il loro apice artistico.
R.I.P. Oasis.
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I Franz Ferdinand suonano Call me, cover di una storica hit dei Blondie

By martchelo on mercoledì, settembre 16, 2009


I Franz Ferdinand sono gruppo leggero e divertente, un po' furbo e citazionista, con agli anni 80 in cima ai pensieri musicali, che suona una miscela indie-pop-rock di facile consumo. Questa matttina mi sono imbattuto su Virgin radio in una loro cover di Call me, splendida canzone dei Blondie. Ho trovato la loro interpretazione interessante e per certi versi emblematica: ben fatta, piena di energia ma anche priva di sostanziali o brillanti novità rispetto all'originale. L'interpretazione che danno i Franz Ferdinand di Call me è molto fedele alla versione registrata dai Blondie: in sostanza tolgono un po' di tastiere e aggiungono altrettante chitarre, il sound che ne risulta è più rock e il feeling in linea con le canzoni dei FF. Alex Kapranos non canta come Debbie Harry ma se la cava dignitosamente. L'originale è poi così bella che, scegliendo di non osare, non si poteva che ottenere un ottimo risultato. Ed è un po' quello che fanno i Franz Ferdinand anche quando compongono le loro canzoni.
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Gli Animal Collective sono un vero bidone

By martchelo on lunedì, settembre 14, 2009

Il mondo della musica alternativa è stravagante sotto molti aspetti. Uno di questi è la costante ricerca del "fenomeno", del gruppo o dell'artista capace di stravolgere il mondo sonoro che conosciamo. Questa ricerca è incessante, come se tutto quello che abbiamo finora ascoltato non fosse mai abbastanza e fossimo tutti in attesa di un nuovo Messia. Questo atteggiamento culturale ha il pregio di rendere sempre frizzante e vivace l'intero movimento e il difetto di (credere di) vedere un nuovo Messia una settimana si e l'altra pure. Uno degli ultimi Messia è rappresentato dagli Animal Collective. Il tam-tam internettiano del mondo indie non lascia dubbi: Merriweather Post Pavilion, il loro nono album è un capolavoro. Da buon believer non ho certo atteso ad ascoltare il disco-che-mi-avrebbe-rivelato-i-segreti-della-musica.
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Stellastarr - Civilized, un album da non perdere

By martchelo on venerdì, settembre 11, 2009


Io m'innamorai di questo gruppo dal terribile nome (Stellastarr?? Ma come vi è venuto in mente!?) qualche anno fa ascoltando casualmente in radio Sweet Troubled Soul: un pezzo oreccchiabile e trascinante che ben riassume le caratteristiche principali del gruppo. Indie-rock di base, una bella manciata di sonorità anni 80 soprattutto nel cantato un po' new wave (mi vengono in mente gli Human League, ad esempio), suono curato, pieno, energico ma senza particolari asperità. Insomma un bel mix che può intrigare chi, come me, ama l'indie-rock ma affonda le proprie radici adolescenziali nel pop degli anni 80.
Civilized è il loro terzo lavoro e non tradisce le attese. Cambia qualcosa nel loro mix di ingredienti, la voce di Shawn Christensen esplora tonalità più alte del consueto (e questo un po' mi dispace) ma la sostanza non cambia. Il primo singolo, Gossip Girl, lo può facilmente confermare così come la splendida Freak Out. Ma è l'album nel complesso a convincere, gli Stellastarr percorrono strade a loro già note con più maturità ma senza perdere freschezza.
Va anche detto che questo gruppo, non so perchè, non se lo fila nessuno. Se provate ad ascoltarli potreste avere una piacevole sorpresa.
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Arctic Monkeys - Crying Lightning è il primo singolo estratto da Humbug

By martchelo on giovedì, settembre 10, 2009

Gli Arctic Monkeys sono un gruppo "bottom up". Ovvero si guadagnarono un considerevole seguito online, prima ancora di pubblicare alcun album, e arrivarono in sala di registrazione a furor di web 2.0. Il mondo reale ribadì il gradimento della Rete e le scimmiette artiche si guadagnarono da subito uno spazio di rilievo nell'ambito dell'indie-rock (che fastidio che mi dà associare un gruppo a un genere musicale...). Non li ho mai particolarmente amati anche se ne riconosco la vena creativa e una certa originalità.
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Antony and the Johnsons - The Crying Light, bravo però ...

By martchelo on mercoledì, settembre 09, 2009

Questa non è una recensione. Non parlo nemmeno di una novità, di un album appena uscito. Se vogliamo ho preso come pretesto il terzo album di Antony & the Johnsons per parlare più in generale di questo artista.
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I Beatles rimasterizzati: era ora!

By martchelo on martedì, settembre 08, 2009


Io non so se avete mai avuto la sventura di ascoltare un cd dei Beatles con un impianto HI-FI di buona qualità. Nel caso la risposta fosse "no" vi consiglio caldamente di lasciar perdere. La qualità delle registrazioni (soprattutto dei primi 4 album) del quartetto di Liverpool è davvero terribile, arrivando quasi a compromettere il piacere di ascoltare i loro meravigliosi album. Grazie al cielo o, forse meglio, a Apple e EMI questa tortura avrà fine: il 9 settembre l'intera discografia dei Beatles sarà disponibile completamente rimasterizzata. I fan, specialmente gli audiofili, attendono con giustificata trepidazione.
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