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Gomez - Whatever's On Your Mind [3/5]

By martchelo on lunedì, dicembre 03, 2012

Io i Gomez li davo quasi per persi, non dico finiti ma perlomeno spenti. E dire che il loro folgorante inizio con Bring it on e (in parte) Liquid Skin sul finire del secolo scorso lasciò un segno profondo nel mio percorso musicale. Lo stesso posso dire dei loro concerti, una band vera, eccellenti musicisti e cantanti (ben 3...), pieni di idee e energia, non certo una bufala. Beh, nonostante tutto ciò ho via via perso interesse nei loro lavori tanto che ho finito per trovarli spesso più ingegnosi che ispirati.
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The Killers - Battle Born [2/5]

By martchelo on mercoledì, novembre 14, 2012

I Killers presidiano da anni un territorio di confine, tra i precursori del revival new wave, indie-rocker nell'anima ma animali da mainstream pop in molte loro declinazioni, vivono in una costante contraddizione come forse è normale per un mormone (il leader Brandon Flowers) nato e cresciuto a Las Vegas.
Battle Born è il quarto album dei Killers nell'arco di 8 anni, un'ottima periodicità (questa è una mia fissa, non fateci caso). Battle Born è l'album peggiore dei Killers.
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Band of Horses - Mirage Rock [3/5]

By martchelo on lunedì, settembre 17, 2012

Che meraviglia l'ignoranza! Io infatti ignoravo che i Band of Horses stessero per pubblicare un nuovo album, mi ero limitato ad acquistare bovinamente i biglietti per il loro concerto all'Alcatraz di Milano. E invece, ieri, l'improvvisa rivelazione: c'è un nuovo album da ascoltare!
Mirage Rock è il quarto lavoro della band guidata da Ben Bridwell, il secondo per una major.
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Django Django - Django Django, esordio fulminante [4/5]

By martchelo on venerdì, agosto 24, 2012

I Django Django sono un quartetto scozzese all'esordio con l'omonimo album. La curiosa scelta del nome Django Django pare non abbia nulla a che fare con Django Reinhardt, o perlomeno così la band tiene a precisare. E tutto sommato la cosa non ha alcun importanza. La certezza è che questa band è veramente anomala, bizzarra, descrivere la loro musica è un esercizio improbo perchè contiene veramente di tutto.
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CITIZENS! - Here We Are [2/5]

By martchelo on giovedì, agosto 23, 2012

Il 2012 è, per ora, un anno di vacche magrissime musicalmente parlando. La speranza di trovare qualche gruppo magari non memorabile ma in grado di produrre un album "estivo" frizzante e diverso c'è sempre. Tra i candidati al ruolo quest'anno ci sono i CITIZENS!, gruppo inglese guidato da Tom Burke.
Here We Are è il primo album dei CITIZENS! e rientro in pieno nel filone elettronico-nostalgico dei bei tempi andati del wave, della new wave, della new new wave (ecc...). Sicuramente siamo tutti un po' saturi di questo tipo di musica e io stesso, che di fatto la amo, non impazzisco all'idea di ascoltare l'ennesimo gruppo che ripropone sonorità fantastiche ma consunte.
I CITIZENS! lo fanno senza infamia e senza lode, Here We Are è un disco onesto ma che non mi ha emozionato quasi mai. Arrangiamenti piacevoli ma scrittura spesso piatta e un cantato ordinariamente citazionista. Certo, un colpo straordinario c'è e merita l'ascolto: Caroline.
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Eight and a Half - Eight and a Half [3/5]

By martchelo on mercoledì, agosto 22, 2012

Ripetersi è noioso, quindi eviterò di elogiare le magiche virtù del Canada, terra di eccellenza musicale, infinita fucina di nuove band. Non so bene come io sia arrivato ad ascoltare gli Eight and a Half ma poco importa. Devono essere veramente sfigati perchè non hanno una pagina su Wikipedia quando oramai non si nega a nessuno. Guidati dal leader degli Stills Dave Hamelin i tre canadesi propongono una miscela indie-pop lieve ma palpabile, caratterizzata da una base elettronica-beat di grande gusto.
Le emozioni magari non sono fortissime ma l'ascolto è ipnotico e mai deludente, di livello sia compositivo che come arrangiamenti. Buone le linee melodiche, interessante la voce, gli Eight and a Half un ascolto lo meritano, lo testimonia il singolo, splendido: Go Ego.
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Grand Duchy - Let The People Speak [3/5]

By martchelo on lunedì, agosto 20, 2012

Let the People Speak è il secondo album dei Grand Duchy, gruppo a gestione familiare composto dal sommo ciccione Black Francis aka Frank Black aka Charles Michael Kittridge Thompson IV insieme alla moglie Violet Clark.
A voler essere puntigliosi però questo non è il secondo album dei Grand Duchy bensì è il primo album di Violet Clark featuring Black Francis. Se infatti l'ottimo esordio di Petit Fours era a tutti gli effetti un lavoro a 4 mani questo è invece un divertissement di Violet che ha potuto godere a tratti dell'apporto di Black Francis, spesso impegnato in tourneè coi Pixies. Il risultato è quindi forzatamente strambo e discontinuo ma non negativo. Ho letto recensioni molto severe su questo album, ma penso siano sbagliate. Dimentichiamoci Pixies e età dell'oro e torniamo sulla terra, alla "normalità" cui anche i grandi talenti sono costretti a arrendersi. E non necessariamente è un difetto, meglio un po' di normalità che inseguire in maniera patetica i fasti di un tempo.
Let the People Speak è un album ricco di elettronica e di idee, impreziosito dai cameo di Black Francis, sempre in grado di far cambiare marcia al tutto pur senza aver composto nessun pezzo memorabile. La ricca scaletta (15 canzoni) è infatti perlopiù opera di Violet Clark, prodotta con evidente divertimento e libertà di sperimentare. Il risultato è godibile, un pop elettronico carico di groove e basi ritmiche di grande impatto. Aggiungete un tocco di Black Francis e avrete Let the People Speak: Silver Boys.
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Silversun Pickups - Neck of the Woods [4/5]

By martchelo on giovedì, giugno 28, 2012

I Silversun Pickups possiedono un fascino magico e misterioso che va al di là della loro produzione musicale: ad oggi ricordiamo infatti un eccellente esordio (Carnavas) e un seguito non all'altezza (Swoon). A 6 anni di distanza da Carnavas finalmente i Silversun Pickups pubblicano il loro terzo lavoro, Neck of the Woods. A partire dalla bella copertina questo lavoro nella mente (e nel marketing di Brian Aubert) è l'ideale colonna sonora di un film horror mai girato. Ma questa è più una trovata mediatica che una chiave di ascolto dell'album.
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Elliott Brood - Ambassador [4/5]

By martchelo on martedì, giugno 12, 2012

Elliott Brood - Ambassador (album cover)
Il discreto entusiasmo seguito all'ascolto dell'ottimo Days Into Years mi ha spinto a conoscere più a fondo gli Elliott Brood. Dal terzo album, Days Into Years appunto, sono passato al primo, Ambassador. Saltiamo dunque al 2005 (eccellente la periodicità del trio canadese, un album ogni 3-4 anni) per scoprire come tutto ebbe inizio.
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Black Francis & Reid Paley - Paley & Francis [2/5]

By martchelo on giovedì, maggio 24, 2012

Paley & Francis (album cover)
Ma benedetto il mio adorato ciccione, perché mi fai disperare così? Tu, leader dei Pixies, band fondamentale di cui non sto a ricordare le gesta, tu enorme talento melodico, tu scrittore di canzoni clamorose, tu capace di cantare il rock come nessun altro.
Dunque tu Charles Michael Kittridge Thompson IV aka Black Francis aka Frank Black, perchè non provi a risolvere questo tuo annoso problema, la terribile incontinenza musicale?

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Elliott Brood - Days Into Years [4/5]

By martchelo on martedì, maggio 22, 2012

Elliott Brood - Days Into Years (album cover)
Sto seriamente pensando di chiedere la cittadinanza Canadese. E visto che probabilmente me la negheranno ripiegherò su una vacanza in questa terra magica. Magica oh yes, perchè un qualche tipo di incantesimo deve pur esserci in queste terre nord americane, altrimenti non saprei come spiegare la prolificità musicale del Canada negli ultimi 10 anni.

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Pontiak - Echo Ono [1/5]

By martchelo on lunedì, maggio 14, 2012

Pontiak - Echo Ono (album cover)
I Pontiak, 3 fratelli della Virginia che suonano un rock psichedelico che in rete non è passato inosservato. Giunti con Echo Ono alla nona pubblicazione fra album ed EP (9 in 7 anni, troppe, hanno molto tempo libero questi ragazzi...) i Carney Brothers suonano una musica antica, citazionista come poche altre. Ma anche come accade a tante altre band dei giorni nostri, dai Wolfmother ai Black Mountain a mille altri.
Il tam tam degli addetti ai lavori sottolinea la straordinarietà dei Pontiak, sorta di reliquia vivente dei bei tempi che furono. Io lo confermo in pieno, ma trovo che tutto questo sia un limite enorme di questa band, non un pregio. Va bene che citare gli anni 60 e 70 è praticamente un obbligo per chi suona rock psichedelico ma un conto è suonare musica dei giorni nostri ricca di riferimenti, un altro è rimanere praticamente ibernati, come se non fossero passati 50 anni, restando ancorati a stilemi e sonorità sorpassati in tutto e per tutto.
Mi spiace ma per me questo è un disco da evitare, da lasciare ai nostalgici (vade retro!): time goes by, bisogna evolversi conoscendo il passato ma guardando al futuro. E questo non mi sembra il caso dei Pontiak, sorry guys.
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Blood Red Shoes - In Time To Voices [4/5]

By martchelo on venerdì, maggio 04, 2012

I Blood Red Shoes sono un gruppo meritevole di grande attenzione da parte degli amanti del rock. Di quello vero, diretto, semplice (che non vuol dire stupido, per la cronaca). Il duo britannico con In Time To Voices giunge al terzo album nell'arco di 5 anni, un ritmo sensato che gli ha permesso di evitare l'eccesso di produzione così come le secche della mancanza di ispirazione. Ma a colpirmi maggiormente nel percorso di Steven Ansell e Laura-Mary Carter è la parabola ascendente, l'evidente evoluzione e la loro crescita musicale. Per intendersi ritengo Box of Secrets, il loro primo album, il lavoro meno interessante quanto invece In Time To Voices risulta essere il più ricco e profondo. Di norma assistiamo invece a un fiorire di band che fanno subito il botto per poi appassire di album in album.
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Jack White - Blunderbuss [4/5]

By martchelo on lunedì, aprile 30, 2012

jack white blunderbuss
Blunderbuss non è un disco dei White Stripes ma neanche dei Raconteurs o dei Dead Weather. Blunderbuss è il primo disco solista di Jack White e ricorda molte delle cose che ha fatto in questi anni pur essendo diverso da tutte. I fan di vecchia data (come me ad esempio) è bene che non cerchino di ritrovare in questo album le emozioni di ciò che fu bensì che cerchino di cogliere nuovi aspetti della personalità musicale di Jack, in costante movimento.
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Yukon Blonde – Tiger Talk [3/5]

By martchelo on venerdì, aprile 27, 2012

Tiger Talk è il secondo album degli  Yukon Blonde, una band americana che ho scoperta grazie a Band of the Day (niente male come app). Questo classico quartetto rock propone una musica con un suo perché, che inizialmente mi ha intrigato e successivamente innervosito. Immaginate un approccio indie ma anche piuttosto classico alla musica, fatto di suoni sostanzialmente puliti e rotondi, condito da armonie vocali molto southern, da ampie venature pop e incursioni surf.
Insomma la miscela è pensata per essere energica e al contempo godibile e facilmente digeribile. Che poi è anche la chiave del successo, immediatezza e profondità, il sacro Graal dei musicisti.
Il risultato è in parte raggiunto, perchè Tiger Talk risulta di primo impatto gradevole e vitale, con buone intuizioni melodiche. Però gli Yukon Blonde sono un po' troppo piacioni e infarciscono le canzoni di soluzioni facili facili e di coretti, smussando ogni tipo di angolo o di vaga asperità, risultando così tanto digeribili da diventare pericolosamente insapori.
Non è un brutto album ma il rischio di un attacco glicemico è dietro l'angolo: Stairway è bella.

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Tiger Talk is the second album of Yukon Blonde, an American band that I discovered thanks to Band of the Day (such a good app). This classic rock quartet initially intrigued me, and then rattled me.
Imagine an indie-but-also-classical approach to music, that sounds clean and round, topped off with vocal southern sytle harmonies, enriched with pop and surf music. So the mix is ​​designed to be energetic, enjoyable and easily digestible. Which is also the key to success, immediacy and depth, the holy grail of musicians. The result is achieved in part, because Tiger Talk sounds pleasant and nice, with good melodic intuitions. But Yukon Blonde are a bit 'too involved in being nice so they exaggerate in finding easy solutions and choruses, smoothing out any rough or uneven angle, resulting so much digestible that they become dangerously tasteless. Not a bad album, but could have been realy much better with a little more courage: anyway Stairway is beautiful.
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We Are Augustines - Rise Ye Sunken Ships [4/5]

By martchelo on martedì, aprile 17, 2012

Finalmente un po' di luce in questo cupo 2012. A voler essere precisi il disco in questione è uscito nel 2011 ma siccome lo ascolto solo ora decido di farlo appartenere al 2012, così ho qualcosa di positivo da scrivere in questo anno avarissimo di novità interessanti.
Rise Ye Sunken Ships è il primo album dei We Are Augustines, o anche il secondo album dei Pela.
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Fanfarlo - Rooms Filled With Light [3/5]

By martchelo on mercoledì, marzo 28, 2012


La storia dei Fanfarlo ha inizio nel 2006 ma giunge solo oggi al secondo album, Rooms Filled With Light, a distanza di 3 anni dal precedente Reservoir. Segno di una vena creativa un po' arida per questa band anglo-svedese dalle buone qualità e dal discreto talento.
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Feist - Metals [3/5]

By martchelo on martedì, febbraio 28, 2012

Leslie Feist è un nome di spessore nel mondo dell'indie-rock (tra i tanti motivi per cui il suo nome ricorre c'è Limit to you Love, un suo pezzo reinterpretato con successo da James Blake). Tanto per cambiare è canadese (strano, vero?) e in qualche modo afferisce all'universo dei Broken Social Scene, una sorta di gruppo incubatore di talenti. Ma che tipo di talento è Feist? Molto meno indie di quanto le premesse facciano intendere, Feist è un'artista indie per caso, ma si muove su binari diversi, non tanto legati all'appartenenza quanto all'estro: indipendente o mainstream cambia poco, è il raffinato gusto melodico associato alla sua versatilità a contenere la cifra distintiva di Feist.
Metals è il suo quarto album e non tradisce le attese, ricco com'è di buona musica, di classe, di melodie eleganti e arrangiamenti minimalisti figli di un pop elegante e contaminato, finanche di jazz. L'album è pervaso di buona musica senza contenere però nulla che lo faccia eccellere. Feist è una buona compositrice e un'interprete espressiva....PERO' le manca qualcosa in termini di coraggio o di grandezza di pensiero per fare quel passo piccolo ma immenso che separa il buono dall'ottimo: the bad in each other.

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Leslie Feist is a celebrity within the indie-rock world (among the many reasons why her name appears there's Limit to you Love, a Feist's song successfully reinterpreted by James Blake). For a change, she is Canadian (weird, right?) and somehow pertains to the universe of Broken Social Scene, somehow a kind of incubator of emerging talents. But what kind of talent is Feist? Much less indie than you imagine, Feist is an indie artist casually, but she moves on different tracks, not so much related to membership but to inspiration: independent or mainstream changes little,her elegant melodic taste associated with her versatility contain the distinctive feature of Feist.
Metals is her fourth album and does not betray the expectations, rich as it is about good music, classy, elegant melodies and minimalist arrangements and elegant pop children of a contaminated soul, even jazz. This album is filled with good music but without containing anything excellent. Feist is a good composer and interpreter of sentiments.... BUT  she lacks something in terms of courage and greatness of thought to take the small but immensely great step that separates good from excellent: the Bad in Each Other.
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Il ritorno di Jack White: il 24 aprile uscirà Blunderbuss

By martchelo on mercoledì, febbraio 01, 2012

Ebbene si, lo confesso, ero abbastanza pessimista. Gennaio 2012 è stato uno dei peggiori mesi in termini musicali degli ultimi anni e il calendario delle uscite dei prossimi mesi non lasciava spazio a grandi speranze. Poi qualcosa è cambiato, nel vuoto dovuto alla mancanza di punti di riferimento si è fatta largo una notizia: Jack White ritorna!!
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