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Augustines - Augustines, la prova del secondo album è superata [4/5]

By martchelo on venerdì, febbraio 07, 2014

I We Are Augustines sono morti: viva gli Augustines. In effetti non sono cambiati i membri della band (e stanno tutti bene), ne è cambiato solo il nome dopo che tortuose vie legali hanno permesso al cantante e chitarrista Billy McCarthy, al multi-strumentista Eric Sanderson e al batterista Rob Allen di utilizzare Augustines, il nome che già inizialmente avevano scelto per la loro avventura musicale. Ma al di là di questo marginale cambiamento (io li preferivo col "We are", avevano un chè di esotico) la band è cambiata molto poco dopo il folgorante esordio on Rise Ye Sunken Ships. Fortunatamente.

Lo straordinario potenziale creativo e stilistico mostrato in quel grande album poneva il non semplice problema di dare un adeguato seguito. Gli Augustines hanno così scelto di affidarsi a mani molto esperte facendosi co-produrre da Peter Katis (già al lavoro con The National, Frightened Rabbit... ascoltate Demons dei National e Now You Are Free degli Augustines e capirete l'influenza del produttore).  E non hanno sbagliato.
Confesso di aver approcciato Augustines con molto timore: avevo grandi aspettative e temevo la cocente delusione (il classico secondo album, insomma). Fortunatamente il timore si è rivelato infondato: gli Augustines scelgono la strada della continuità con Rise Ye Sunken Ships, il loro stile (secondo alcuni derivativo, ma non sono granché d'accordo) è subito riconoscibile e gioca ancora sul confine tra il classico rock americano e il mondo indie. La confezione è forse un po' più patinata rispetto al passato, si avverte il tentativo si smussare qualche angolo e si rivolgersi a una platea più vasta con qualche coretto un po' troppo facile e sonorità levigate. Un po' più di coraggio e ruvidità avrebbero giovato a questo lavoro in cui però le buone idee non mancano affatto. La straordinaria voce di Billy McCarthy emoziona e emana quelle straordinarie vibrazioni interiori che la rendono unica e non possono lasciare indifferenti.
Augustines è un ottimo album che puntella di solidità Rise Ye Sunken Ships pur non raggiungendone la stessa unica intensità e vena creativa. Le qualità degli Augustines sono confermate, potenzialmente possono diventare una grande band (ovvero un gruppo capace di evolversi per 4-5 album), li seguiremo con attenzione.

 

 
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